Il restauro dell’abbazia finisce anche in Procura

NERVESA. E adesso l’abbazia di Sant’Eustachio , e i rapporti fra il sindaco Vettori e i l’imprenditore Ermenegildo Giusti, finiscono anche in Procura. L’ex consigliere comunale Ruggero Zanatta ha depositato infatti un dossier sulla vicenda dell’assegnazione per 80 anni delle rovine dell’abbazia, secondo lui «annunciata» e «pilotata» verso l’uomo che ha comprato mezzo Montello (con almeno 35 milioni di investimento, c’è chi dice siano almeno 50), a un prezzo maggiorato del 60% rispetto a quello di mercato.
Nel mirino, oltre alle rovine dell’abbazia, anche la villa “palladiana” dell’imprenditore, in via Gorini, e i passi carrai dell’azienda Giusti Dal Col. Zanatta chiede che la Procura valuti se negli atti fra amministrazione Vettori e l’imprenditore ci siano estremi di rilevanza penale, a cominciare da un «palese conflitto di interessi», per l’attività professionale del sindaco Fabio Vettori (ingegnere) . L’esposto ipotizza che Vettori, nel rinunciare a chiedere finanziamenti pubblici per il restauro dell’abazia, «abbia voluto favorire il privato», e ricorda come il bando messo in gara per 80 anni sia sotto esame dell’autorità anticorruzione. E qui l’ex consigliere comunale cita il predecessore di Vettori, Fiorenzo Berton, che aveva dichiarato come «nel 2014 Vettori avesse comunicato che si vedeva con il Giusti, e con il suo tecnico architetto Armando Guizzo, per iniziative economico-finanziarie, tra queste l’acquisizione dell’Abbazia di Sant’Eustachio». Zanatta avanza l’ipotesi di « ombre», e di «opacità» sulla stessa predisposizione del bando, sul fatto che in un’intervista un dirigente della Soprintendenza aprisse, in anteprima, «al contributo privato», dirigente che poi aveva contribuito al documento prodotto dallo studio di Guizzo per la sua nuova cantina. Zanatta ricorda la bocciatura del bando da parte dell’authority anticorruzione.
Quanto alla villa «palladiana» di via Gorini, l’esposto accusa: sarebbe «architettonicamente e stilisticamente avulsa dalla tipologia tradizionale storico ambientale del Montello», frutto «non di una variante», ma di «un progetto completamente diverso dal primo presentato in comune, ma non vagliato come tale». Conclude Zanatta: « Sono stai fatti tuttti i controlli del caso? E le istruttorie, hanno seguito la prassi? Troppi silenzi, da parte delle autorità, compreso il consorzio del Montello».
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