IL RACCONTO Scatta l’indagine di Stucky

I danni del maltempo, il territorio malato, i problemi della gente. La Tribuna di Treviso ha chiesto agli scrittori di raccontare l'alluvione
DORO TREVISO INAUGURAZIONE LIBRERIA ''IBS.it'' E PRESENTAZIONE LIBRO FULVIO ERVAS
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Antimama!, esclamò l’ispettore Stucky quando sentì il frastuono delle pompe. Pareva quello di un’intera scolaresca che succhiava Coca Cola con la cannuccia e poi la sputava sul pavimento. Perché, l’acqua, al contrario delle pubblicità, la butti fuori e ritorna dentro.

L’ispettore aveva davanti una distesa di scantinati, garage, magazzini, cucine con e senza stufa a legna, implacabilmente allagati. Schivò la schiera di autobotti che trasportavano gasolio per le pompe idrauliche, vampiri che consumavano le pensioni dei nonni e le tredicesime dei padri.

Si fece largo tra due schiere di cittadini, sguardi sinceramente preoccupati per quell’insopportabile anomalia: adesso c’erano più risorgive che partite Iva.

Va bene che l’intera nazione pullula di rigonfiamenti, ma da dove viene tutta ’sta acqua?, si chiesero all’unisono Stucky e l’agente Sperelli che lo accompagnava.

Falde, urlò un vigile del fuoco che spostava manicotti da una casa all’altra.

Le falde non erano scomparse?, chiese l’agente Sperelli che ricordava di aver visto un filmato, qualche anno prima, sull’estinzione dei Panda e delle falde acquifere.

Falde?, rimuginò Stucky che sapeva delle lamine liquide che scorrono sotto superficie, ma non poteva certo credere che l’acqua avesse trovato l’orgoglio di gorgogliare, che pareva un gioco di parole ed invece c’era più acqua che nei laghetti di Plitvice e i muri piangevano come statuine della Madonna.

Fosse stato, almeno, prosecco. Altrimenti qui, in futuro, sarà meglio aprire un acquario o un santuario.

Il sindaco, che aveva chiamato la questura per una faccenduccola, corse incontro ai due agenti spalancando le braccia. «Finalmente! È la fine del mondo…».

Stucky, fraintendendo le parole dell’autorità, cercò di scoprire le possibili cause di tanto clamore. «Sindaco» disse «non è che avete costruito cantine a trenta metri di profondità?». «No, no», si difendeva il sindaco, indicando con una certa agitazione la casa verso cui dirigersi.

«Non è che avete traforato, con le escavazioni, gli strati di argilla impermeabili e le falde scorazzano impazzite?».

«No, no, si figuri!».

«Sindaco, un geologo mi ha confermato che le falde si sono ingrossate nei precedenti inverni e che il piano campagna si alluvionava già, non scolava nulla. Avete monitorato il fenomeno in questi anni?».

«Sì, sì, l’abbiamo fatto!», piagnucolava l’uomo, che farfugliava di misteri, miracoli, disgrazie, numeri da giocare al lotto e dell’effetto delle esplorazioni petrolifere tra le isole dalmate.

«Non c’entrano nulla», tagliò corto Stucky. «C’entra, c’entra!», s’impuntò il sindaco.«No» aggiunse Stucky «altrimenti si finisce col credere a quello che mi ha confidato l’oste Secondo. L’esimio sostiene che tanta acqua sarà pure evaporata da qualche parte; se è evaporata bisogna che prima si sia un po’ scaldata e saranno stati i francesi che ce l’hanno a morte perché il prosecco va sempre meglio e si saranno messi con dei pentoloni a far bollire mezzo Rodano o il golfo di Guascogna, sperando che poi l’acqua, condensando, si catastrofizzi sulla pianura padana. Così le colline franano, le falde si riempiono d’acqua, noi diventiamo una palude con le zanzare e il prosecco sparisce».

«L’oste Secondo potrebbe aver ragione», disse il sindaco, fattosi attento. Poi ricordò il motivo per cui aveva richiesto la presenza della polizia.

«Isacco Pitusso!», esclamò, spiegando che si trattava del matto di un paese vicino, venuto ad abitare con la sorella vedova. «È nello scantinato allagato con stivaloni e doppietta del defunto cognato».

«Carica?»

«Ha già sparato un bis».

Antimama!, una bella rogna. L’aveva già incontrato Isacco Pitusso, un simpaticone bollito da prendere con i guanti.

Attorno all’abitazione c’erano molti curiosi e il sindaco indicò, non senza spavento, l’antro oscuro dello scantinato. Aveva fatto preparare un paio di stivali di gomma che Stucky, dubbioso, infilò.

«Buona fortuna», mormorò il sindaco.

All’ispettore parve di entrare in una grotta carsica, gocciolante e mal illuminata. Dopo pochi passi lo vide: Isacco, maglia di lana a mezzemaniche e doppietta ad altezza d’occhio, teneva sotto tiro l’ampio spazio, il pavimento coperto da una ventina di centimetri d’acqua.

«Stanno qui sotto», esclamò, quando scorse l’ispettore.

«Chi?»”

«Chiiiii? Nutrie giganti!», rispose Pitusso indignato perché, settimane prima, aveva allertato il sindaco che le bestie stavano scavando gallerie gigantesche attorno alle case.

«E qualcuno avrebbe liberato le nutrie giganti? E perché?».

Isacco Pitusso abbassò, per un secondo, il fucile, stupito dalla domanda.

«Interessi», bofonchiò l’uomo, «naturale. Adesso negli scantinati alleveranno carpe e sulle terre coltiveranno riso e bambù. Poi ne faranno commercio con i cinesi». E così dicendo, sollevò dall’acqua una carpa che aveva impallinato.

«D’accordo» disse Stucky, mentre gli veniva un’idea.

«Isacco, senta, io e il sindaco la stiamo aspettando per andare a lanciare bombe di profondità alle nutrie giganti. Se molla il fucile ci imbarchiamo sul cacciatorpediniere “Mosè”. Sarà dei nostri?».

«Ottima iniziativa», urlò il matto e, riflettendo, aggiunse: «in futuro bisognerà agire prima, se le nutrie le elimini quando sono topi non diventano castori».

All’ispettore Stucky, data la confusione generale, sembrò un pensiero gonfio di saggezza.

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*Fulvio Ervas è nato sotto il segno del leone nell’entroterra veneziano, qualche decina d’anni fa. Ha gli occhi molto azzurri e li usa davvero per guardare: lo affascinano le particelle elementari, i frutti selvatici e tutti gli animali. Diventa un insegnante di scienze naturali, di quelli che progettano orti zodiacali nel giardino della scuola. Nelle ore libere, tre campi magnetici lo contendono: i funghi da cercare, l’orto da coltivare, le storie da raccontare. I funghi non sono mai abbastanza, il suo orto è sontuoso e di romanzi ormai ne ha scritti dieci: sei hanno come protagonista l’ispettore Stucky, mezzo persiano e mezzo veneziano (Commesse di Treviso, Pinguini arrosto, Buffalo Bill a Venezia, Finché c’è prosecco c'è speranza, L’amore è idrosolubile, Si fa presto a dire Adriatico), La lotteria parla di balene, Follia docente dell’amata scuola e Succulente della perdita. “Se ti abbraccio non aver paura”, che racconta il viaggio in moto per le Americhe di un padre con il figlio autistico, ha vinto il Premio Anima e il Premio Viadana giovani, è stato proclamato Libro dell’anno 2012 dagli ascoltatori di Fahrenheit Rai Radio3, è stato tradotto in otto lingue e ha dominato a lungo le classifiche dei libri più venduti.
Così si presenta lo scrittore Ervas ai suoi lettori; nel dettaglio, ha 59 anni e abita a Istrana.
Il suo ultimo libro, scritto dopo lo straordinario successo di “Se ti abbraccio non avere paura”, è “Si fa presto a dire Adriatico”. I suoi libri sono pubblicati da Marcos y Marcos.

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