Il progetto per fermare il Piave vale 60 milioni

Casse di espansione a Ciano e Spresiano, il piano D’Alpaos è già sul tavolo del Governo, la Regione attende il finanziamento
Il Piave
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TREVISO. La battaglia del Piave questa volta è idraulica. E la Regione Veneto ha chiesto al Governo di combatterla insieme. «Per la messa in sicurezza delle popolazioni rivierasche, abbiamo studiato, in collaborazione con l'università di Padova, un progetto che nella prima bozza abbiamo consegnato nelle mani del governo» fa sapere Giampaolo Bottacin, assessore all'ambiente e alla protezione civile. Il piano, anticipato domenica dalla tribuna prevede la costruzione di due bacini di laminazione e l’ipotesi di una diga a Falzè, «per una spesa complessiva di 60 milioni di euro» svela Bottacin. Il procedimento, innescato anche dallo studio chiesto all’ingegnere idraulico bellunese D’Alpaos e consegnato in Regione a fine aprile, è ancora in via di definizione, ma la Regione ha dato mandato agli uffici di stabilire aspetti tecnici e finanziari.

L’asserisce Bottacin rassicura: non si parla più della maxi diga ipotizzata anni fa a Falzè, ma di un bacino ben ridotto e meno impattante da realizzarsi se non bastasse la vasca di laminazione, in località Grave di Ciano (da 35 a 45 milioni di metri cubi) e quella a nord di Spresiano, in territorio demaniale del Piave (10 milioni). «In base agli ulteriori studi che stiamo perfezionando, verificheremo con l'ingegner D'Alpaos e i suoi collaboratori se sarà necessario, realizzare anche lo sbarramento a Falzè» che D’Alpaos ha quantificato in una bacino da 40 milioni di metri cubi.

In totale quindi si tratta di un sistema di bacini capace di gestire e assorbire all'occorrenza 100 milioni di metri cubi d'acqua

Fin dalle alluvioni del 2010 che hanno interessato territori diversi dal Veneto, dal Vicentino al Trevigiano, il governatore Luca Zaia ha sempre sostenuto che la battaglia del Piave «è prioritaria quanto quella del Bacchiglione». Lo sostiene ancor più oggi, dopo che le casse di espansione alle spalle di Vicenza si stanno finalmente realizzando. «Sei anni fa abbiamo presentato un piano di messa in sicurezza del territorio veneto, elaborato col professor D'Alpaos, da 2 miliardi e 700 milioni. Il Governo non l'ha ancora finanziato, salvo contribuire per una parte di quei 900 milioni che, comunque, come Regione abbiamo investito» racconta Zaia, «adesso siamo determinati ad andare avanti con il Piave, con tutte le opere necessarie». Bottacin è stato due volte a Roma, dal Governo, per sollecitare la disponibilità preventiva. «Non costruiremo né dighe né laghi, ma bacini che rimarranno sempre vuoti; si riempiranno di qualche metro d'acqua in caso di emergenza. Acqua che defluirà in pochi giorni. L'impatto, quindi, sarà minimo». L'assessore assicura che i progetti saranno discussi con i sindaci, ma anche con la popolazione. Anticipa che non vi sarà alcuna escavazione dei cosiddetti “sassi d'oro”: «il materiale che verrà tolto sarà utilizzato per le sponde dei bacini».

«Stiano tranquilli i residenti. Non vi sarà manomissione ambientale, né transito abnorme di automezzi di trasporto» continua Bottacin, «il settore dell'edilizia e delle costruzioni è in crisi, lungo la Pedemontana ci sono 11 milioni di metri cubi di inerti che non sappiamo collocare e, in ogni caso, è prossima al varo la legge sul consumo zero del territorio».

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