Il pediatra senza camice: Lemma va in pensione

PREGANZIOL. Il camice bianco non l'ha mai indossato perché, spiega, «ho voluto essere medico senza quel segno convenzionale». Dal 1980, quando arrivò a Preganziol al seguito della moglie insegnante, fino ad oggi è stato il pediatra di 3.900 bambini e, di riflesso, consigliere fidato di quasi 8 mila tra mamme e papà. Il 31 dicembre il dottor Carlo Lemma andrà in pensione dopo 35 anni come pediatra di libera scelta dell'Usl 9. Romano, classe 1949, laureato in Medicina alla Sapienza con il massimo dei voti e specializzato in Clinica pediatrica, alternando lo studio alla pratica in una clinica in Maremma, dalla metà degli anni Novanta si è avvicinato anche all'omeopatia. Oggi è insegnante alla Scuola di medicina omeopatica di Verona e autore di testi specialistici. A Preganziol è un punto di riferimento per diverse centinaia di famiglie. Questi sono i giorni dei saluti. «Ti lascio un disegno così ti ricorderai di me, volevo dirti grazie», ha scritto uno dei tanti bimbi in una letterina.
Dottor Lemma, ancora pochi giorni, poi arriverà la pensione. Emozionato?
«È stata un'emozione iniziare a lavorare, è ancora più grande andarsene via. Sono dispiaciuto ma consapevole di aver fatto il mio dovere al meglio delle mie possibilità. Per fare il pediatra non bisogna andare in ambulatorio con la mentalità del medico ma del papà, del nonno, dell'amico».
A Preganziol con il dottor Massimo Rizzato lavora in rete da vent'anni. Una scelta che ha anticipato i tempi .
«Nel 1980 il mio primo ambulatorio è stato vicino alla farmacia sul Terraglio, poi in via Sant'Urbano. A metà anni Novanta, assieme a Rizzato, abbiamo deciso di lavorare assieme. Ci sembrava stupido non poter condividere gli spazi e aiutarci, con un ambulatorio unico in via Saragat dove siamo ancora oggi.È stata una scelta vincente».
Trentacinque anni di lavoro equivalgono a due generazioni. Cosa si prova a essere oggi il medico dei figli dei vecchi pazienti?
«Ho avuto 3.900 pazienti, di cui 1.200 in carico ad oggi. È un'emozione grande vedere mamme e papà, miei ex pazienti, che ancora oggi mi ricordano con affetto e riescono a trasmettere ai loro bambini lo stesso sentimento. Ho l'ambulatorio pieno di disegni e di miei ritratti fatti dai bimbi».
I bambini di oggi hanno ancora timore del pediatra? E com'è cambiato il rapporto con i genitori, nell'era in cui per cercare un'informazione, anche medica, basta un click?
«Nei primi tempi i bambini avevano parecchia paura, frutto dell'idea generale del medico che incuteva timore. Oggi, invece, per la maggior parte sono sereni. Lo vado ripetendo: il mio rapporto principale è con i bambini, non con i genitori. È fondamentale la loro fiducia. Quanto all'autoinformazione, sempre più spesso si cercano notizie sul web. Poi i genitori vengono in ambulatorio e riesco a far capire loro che non tutte le informazioni sono sempre esatte».
È cambiato anche il lavoro del pediatra?
«Un tempo si facevano molte visite domiciliari, ora non più. Ma i genitori mi chiamano dalle 8 di mattina alle 8 di sera al cellulare, sabati e domeniche compresi. Resta un lavoro basato sulla capacità di osservare e sull'intuizione. Un lavoro bellissimo».
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