Il ministero non risarisce «Politici, risolvete il caso»

Ha vinto la causa dopo essersi malato di epatite per una trasfusione di sangue in ospedale. Appello-provocazione per ottenere 50 mila euro

di Claudia Stefani

ODERZO

Uomo contagiato dall’epatite con una trasfusione in ospedale: il ministero della Salute non paga il risarcimento di 50mila euro deciso dal giudice. L’uomo lancia la sfida ai politici locali: c’è qualcuno in grado di sollecitare il ministero ad adempiere alla sentenza? Il protagonista di questa triste vicenda intende rimanere anonimo per salvaguardare la sua privacy e quella della sua famiglia. L’uomo, le cui iniziali sono V.V., ha 61 anni ed è residente in un paese dell’Opitergino-Mottense. V.V. nel 1982 si trovava all’ospedale di Palmanova per problemi di salute. Tra le varie terapie a cui fu sottoposto vi fu una trasfusione di sangue infetto, a causa della quale contrasse il virus dell’epatite. Solo molti anni dopo però venne riconosciuto il nesso di causa tra quella trasfusione e la contrazione dell’infezione: nel 2005 V.V., seguito dall’avvocato di fiducia Paolo Ferri, di Oderzo, ha potuto finalmente muovere causa al ministero della Salute. «Il tribunale di Venezia – spiega V.V. - ha emesso la sentenza di primo grado ad ottobre 2009, prevedendo un risarcimento per tutto quanto ho patito, e sto ancora patendo, di circa 50mila euro. Detta sentenza era immediatamente esecutiva ma il ministero della Salute ha proposto appello chiedendo la sospensione dell’immediata esecutività. Il giudice però ha respinto la richiesta non accettando le motivazioni avanzate dall’Avvocatura dello Stato che difende il ministero. In attesa quindi che il processo di appello si concluda, presumibilmente nel 2013, io ho già in mano il titolo esecutivo per il risarcimento di 50mila euro». A tutt’oggi il signor V.V. non ha avuto alcuna risposta: lo Stato si dimostra insolvente nei suoi confronti e non paga il risarcimento, nonostante sia in possesso di una sentenza esecutiva. Se ad essere insolvente non fosse il ministero della Salute ma un privato, l’uomo avrebbe a questo punto facilmente potuto pignorare i beni del privato insolvente per il valore da recuperare. Ma quando di fronte si ha lo Stato, la cosa non è più semplice. «Procedere con il pignoramento dei beni - spiega ancora V.V. - è di per sé costoso inoltre, avendo di fronte lo Stato, non posso essere nemmeno sicuro che il pignoramento vada a buon fine. Lancio una sfida ai politici locali che frequentano Roma, per vedere se loro, visto che dovrebbero difendere i diritti dei loro cittadini, sono in grado di sollecitare il ministero a dare esecuzione alla sentenza esecutiva».

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