Il lavoro non va bene Si impicca in garage

CONEGLIANO. Un lavoro, come rappresentante, che non andava bene. Un malessere che è cresciuto ogni giorno di più. Fino a ieri mattina, quando Rodolfo Tomasi, 53 anni, si è impiccato alla balaustra che portava ai garage del suo condominio, nel quartiere di Monticella. «Avevamo passato il Natale insieme. Ma è stato un Natale triste: Rodolfo era particolarmente cupo, taciturno, preoccupato per il suo lavoro, aveva appena incominciato un'attività in proprio», ha commentato commosso il fratello Fulvio. Rodolfo era figlio dell'imprenditore Aldo Tomasi, presidente fino all'inizio degli anni Ottanta della spa Tomasi che gestiva la fornace di viale Matteotti, impianto poi dismesso e venduto.
Il dramma si è consumato in viale XXIV maggio, al civico 55, dove Rodolfo Tomasi viveva con la moglie, una ragazza straniera, in questi giorni a Napoli per trovare dei parenti. Da anni viveva in questo stabile dal colore rosa. Ieri mattina, dopo aver parlato la sera prima al telefono proprio con la coniuge, è uscito dal suo appartamento al primo piano, si è diretto verso i garage, ha legato la cintura alla ringhiera della balaustra che dà sulla rampa dei garage, sopra il vano caldaia. E si è lasciato andare. Era mattina, troppo presto perché potesse incrociare qualche condomino e magari desistere dal drammatico gesto. Invece si è probabilmente visto senza via d'uscita. Senza un futuro lavorativo. Senza speranze. A ritrovarlo, ormai senza vita, uno dei condomini che stava scendendo in garage per prendere la macchina. Uno shock grandissimo per il residente, che ha subito chiamato i soccorsi.
Purtroppo la vita di Rodolfo si era ormai spezzata per sempre. Ogni tentativo di rianimazione è risultato vano, tant'è che ai medici non è rimasto che constatarne il decesso. Nel condominio Sant'Anna di Monticella è nel frattempo arrivata anche una pattuglia dei carabinieri della stazione di Conegliano. Originario del quartiere San Giuseppe, nella parrocchia di San Martino, Rodolfo aveva frequentato, come studi superiori, la scuola enologica Cerletti. Aveva giocato a basket, nella Vigor, poi era entrato nel mondo del lavoro.
Fino a poco tempo fa lavorava alla Permastelisa. Recentemente si era messo in proprio, come rappresentante. «Aveva appena incominciato, non andava molto bene, probabilmente ha visto tutto nero», ha detto il fratello, «era sempre stato estroverso, pieno di amici, disponibile e generoso, a Natale, siamo stati in famiglia, ma lui era taciturno, non parlava molto. Era molto giù, più di altre volte, quando magari erano capitati dei momenti di scoramento». Qualcosa però nell'animo del cinquantatreenne si era minato. Rodolfo è sempre stato attorniato da una famiglia, presente e vicina. Praticamente ogni giorno andava a trovare la mamma. Il giorno di Natale aveva partecipato alla messa nella parrocchia di Madonna delle Grazie.
Aveva salutato gli amici di lunga data, che oggi lo ricordano come una brava persona, sempre pronta a darsi per gli altri. Ieri mattina invece Rodolfo, preso dallo sconforto e dalla disperazione più grande, ha pensato che per lui non c'era nessun futuro. Non ce l'ha più fatta. Un gesto estremo, figlio, ancora una volta, di questa crisi economica che sta togliendo lavoro, impiego e prospettive di vita, in particolare ai lavoratori cinquantenni, quelli che non sono né “giovani” né vecchi”. La sua scomparsa è l'ultima di una lista che si sta allungando ormai non più di mese in mese, ma di settimana in settimana, se non di giorno in giorno. Una piaga sociale che sta diventando sempre più grande.
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