Il «Grande diario» di Guareschi Due anni di sofferenze nel lager
Non c’erano ancora l’epopea di don Camillo, le polemiche politiche, le battaglie civili. C’era solo la guerra, nella sua drammaticità, a ispirare «Il Grande diario» (Bur Rizzoli, 11.90 euro) cronaca quotidiana di due anni di prigionia interminabili, dall’armistizio dell’8 settembre 1943 al 1945. L’autore è il tenente Giovannino Guareschi, 35 anni, internato in un lager nazista all’indomani dell’8 settembre per aver rifiutato di combattere nei ranghi del Reich. Due anni da «Imi», internato militare italiano, che diedero vita a tre taccuini fitti di dolore, sofferenza, episodi minimi ma anche tenacia nel resistere allo spettro divoratore della fame. «Il Grande diario» ha visto di recente la luce grazie alle ricerche dei figli Alberto e Carlotta, andando a completare il «Diario clandestino» del 1946, sempre tratto da quei taccuini. Una prosa densa ed essenziale: «La battaglia è dura – scrive Guareschi – perché il pensiero dei miei lontani e indifesi, la fame, il freddo, la tubercolosi, la sporcizia, le pulci, i pidocchi, i disagi non sono meno micidiali delle palle di schioppo». Da non perdere.
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