Il giudice di Treviso Angelo Mascolo: «Lo Stato non c’è, io mi armo»
Sicurezza, dura lettera aperta del il magistrato di Treviso già al centro della polemica sulle scarcerazioni

Il giudice Angelo Mascolo
TREVISO. È un duro atto d’accusa contro lo Stato e le sue istituzioni, in primis quella magistratura di cui fa parte, quello del giudice trevigiano Angelo Mascolo che, nell’intervento che trovate qui, annuncia di volersi armare per esercitare il suo diritto alla difesa.
E fa certamente effetto leggere che dice di volerlo fare «perché lo Stato ha perso completamente e totalmente il controllo del territorio» e perché «il lavoro di un giudice penale è, oggi, paragonabile a quello del soldato al quale, per tenerlo calmo, fanno scavare un buco e poi riempirlo». Un lavoro perfettamente inutile per stessa ammissione proprio di un magistrato che quel lavoro svolge ormai da anni.
Va detto che Angelo Mascolo, dell’ufficio dei gip in tribunale a Treviso, non è nuovo a provocazioni e non ha certo paura di prendere decisioni impopolari, tanto da essere stato più volte bersaglio di attacchi durissimi da parte della Lega, a colpi di interrogazioni ed interpellanze parlamentari, per diverse sentenze ritenute dal Carroccio «scarcerazioni o assoluzioni facili».
Poco più di un anno fa la Lega aveva fatto fuoco e fiamme su Mascolo, con tanto di interrogazioni ai ministri di Giustizia e Interni, dopo che il giudice aveva disposto la liberazione di tre immigrati arrestati, presunti complici di un rapinatore che aveva causato gravi lesioni a un pensionato di Pieve di Soligo. I leghisti oggi potrebbero invece apprezzare i ragionamenti di Mascolo su uso della forza e civiltà occidentale.
«Se non ci fosse stata la forza come sarebbe avvenuta la Rivoluzione francese?», si chiede per poi aggiungere, «pietra miliare della civiltà vera, quella occidentale e non quella dei cammellieri». Parole che potrebbero far pensare che la vicinanza di Mascolo alla Lega sia ormai un fatto e che la cena di partito al Maggior Consiglio, cui aveva partecipato il magistrato su invito di Giorgio Granello, ex segretario del Carroccio ed ex sindaco di Ponzano, non fosse un caso. Certo a qualcuno potrebbe colpire la circostanza che un magistrato usi il termine “cammelliere” per chiunque non faccia parte della civiltà occidentale.
Ma Mascolo si era già attirato le attenzioni del Consiglio Superiore della Magistratura nel luglio scorso quando, dopo aver rimesso in libertà due finanzieri e un imprenditore accusati di corruzione, in un’intervista aveva ridotto a un innocente «regalino» quei due orologi da 5mila euro consegnati a chi aveva il compito di effettuare l’ispezione. «Non ho visto nessun elemento da cui si desuma la corruzione», aveva spiegato il giudice, «può essere benissimo che questo qui, grato del fatto che non ci sono stati problemi, abbia fatto un regalo di sua volontà. Sono cose che sfuggono alla mente, ci sono delle reazioni psicologiche che non sono controllabili e che non sono comprensibili».
Ora arriva questo nuovo intervento in cui un giudice afferma di doversi armare perché lo Stato non è in grado di proteggerlo.
ECCO LA LETTERA INVIATA AL NOSTRO GIORNALE
di ANGELO MASCOLO
"Qualche sera fa, tornando da una cena, ho avuto la cattiva idea di sorpassare una Bmw. Qualcuno a bordo si è offeso, ed è cominciato un inseguimento a colpi di fari abbaglianti e di preoccupanti avvicinamenti. Direte voi: finalmente capita a un giudice la rogna! Non fino in fondo, però, perché fortuna ha voluto che raggiungessi una pattuglia di Carabinieri, che segnalassi loro i miei inseguitori e che questi, bloccati, venissero a buoni consigli, dicendo che “abbiamo seguito il signore per esprimere le nostre critiche sul suo modo di guidare”. Pensa te.
Qui si pone un problema: se fossi stato armato, come è mio diritto e come sarò d’ora in poi, che sarebbe successo se, senza l’intervento dei Carabinieri, le due facce proibite a bordo della Bmw mi avessero fermato e aggredito, come chiaramente volevano fare? Se avessi sparato avrei subito l’iradiddio dei processi - eccesso di difesa, la vita umana è sacra e via discorrendo- da parte di miei colleghi che giudicano a freddo e difficilmente – ed è qui il grave errore - tenendo conto dei gravissimi stress di certi momenti.
Concludendo, per bene che mi fosse andata, sarei andato incontro quantomeno alla rovina economica per le spese di avvocato: mistero dei misteri è perché non debbano essere rifuse dallo Stato le spese ai processati innocenti: un fatto che non capirò mai. Forse perché, come dice qualcuno, gli imputati non sono mai innocenti. Mah! Ma il problema della legittima difesa è un problema di secondo grado, come quello di asciugare l’acqua quando si rompono le tubature. Il vero problema sono le tubature e, cioè, che lo Stato ha perso completamente e totalmente il controllo del territorio, nel quale, a qualunque latitudine, scorazzano impunemente delinquenti di tutti i colori, nonostante gli sforzi eroici di poliziotti anziani (a Treviso l’età media è di 49 anni), mal pagati e meno ancora motivati dall’alto e, diciamolo pure, anche dallo scarso rigore della Magistratura.
La severità nei confronti di questi gentiluomini - e gentildonne se no mi danno del sessista - è diventata, a dir poco, disdicevole, tante sono le leggi e le leggine che provvedono a tutelarli per il processo e per la detenzione e che ti fanno, talvolta, pensare: ma cosa lavoro a fare? E, in effetti, il lavoro di un giudice penale è, oggi, paragonabile a quello del soldato al quale, per tenerlo calmo, fanno scavare un buco e poi riempirlo. Severità, forza: argomenti obsoleti. Pascal, non Ivan il Terribile, disse che la legge, senza forza, è impotente. Se non ci fosse stata la forza, come sarebbe avvenuta la Rivoluzione Francese, pietra miliare della civiltà vera, quella occidentale e non quella dei cammellieri? Offrendo cioccolatini a Maria Antonietta? E Hitler lo avrebbero fermato le gentili parole di Chamberlain e Deladier? Il che vuol dire che, quando ci vuole, ci vuole. Ne deriva che, a parte casi di persone – esistono, incredibilmente, anche loro, questi cuori candidi- che ci credono veramente, coloro che proclamano che il nemico, e Dio sa se ne abbiamo e quali stiano bussando alle nostre inermi porte, può essere fermato con la bontà e l’offerta di pace, sono pavidi o renitenti alla leva, e Dio sa se l’Italia non è patria di queste categorie di soggetti. Golda Meir, che qualcuno definì unico uomo nel governo di Israele, dopo i fatti di Monaco ’72 disse che ci sono dei momenti in cui uno Stato deve venire a compromessi coi suoi valori e fece inseguire e uccidere uno per uno gli attentatori. Attentatori che oggi, a parte episodi sporadici, guarda un po’, girano alla larga da Israele. E noi, quando potremo finalmente dire: l’Italia s’è desta?"
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso
Leggi anche
Video