Il generale Iroso è andato avanti Gli alpini piangono l’ultimo mulo

Iroso, 40 anni, 120 per gli umani, era veramente l’ultimo mulo degli alpini. Antonio De Luca, di Anzano, frazione di Cappella Maggiore, lo strappò alla macellazione, quella mattina del 7 settembre 1993, all’asta indetta dalla Brigata Cadore. L’altra notte il generale Iroso, come l’aveva promosso il governatore Luca Zaia, numero di matricola 212 sotto lo zoccolo, è morto. Guarda caso nelle stesse ore in cui le tremila penne nere di Vittorio Veneto piangono lo storico segretario Giacomo Tomasella, di cui si è celebrato il funerale ieri pomeriggio a Colle Umberto. Toni De Luca non ha trattenuto le lacrime, l’altra notte, neppure il Reparto Salmerie della sezione, che accudisce altri muli, ma nessuno è fra gli undici salvati dall’impresario forestale. Tutti erano destinati alle macellerie dell’Alto Adige.
LA STORIA DEL GENERALE
«Nel 1992 ho acquisito dalla Forestale la gestione di un lotto in Cansiglio con mio fratello Elio. Comperai sei cavalli da soma croati per trasportare il legname. Ma, venuto a conoscenza della vendita dei muli a Belluno – racconta Antonio - ne pigliai quattro, pagandoli 610.000 lire l’uno. Mi informarono di una successiva asta, di 24 animali. Il tenente ed il maresciallo di servizio mi pregarono, piangendo, di salvarne il più possibile. I muli venivano fatti sfilare e ne veniva battuto il prezzo. Dro, il primo, veniva battuto a 500.000 lire, ma pur di strapparlo dai macellai pagai un milione. E altrettanto feci per Goro, Iroso, Fonso, Iso, Laio e Leo. Tornato a casa, verso sera, ricevetti una telefonata che mi informava di tre muli erano aggiudicati a un macellaio. La mattina di buon’ora partii per Bolzano. Purtroppo trovai solo due muli, salvai anche quelli». Nel 1994, nessuno lo dimentica, la prima sfilata a Treviso, con il presidente nazionale dell’Ana contrario.
All’Adunata del Centenario, prossimamente a Milano, Iroso non ci sarà, ma i cugini sì. E comunque su un cuscino verrà portato il suo numero di matricola. Gli acciacchi dell’età avevano piuttosto debilitato Iroso nelle ultime settimane, ma fino allo scorso anno e a pochi mesi fa è stata la “stella” del reparto Salmerie, costituita nel 2000. Ad annunciare la morte del “generale Iroso” il presidente della sezione Ana Francesco Introvigne: «È stata morte naturale – dice – anche lui è arrivato a fine corsa di una vita lunghissima (i muli al massimo arrivano ai 35 anni), era ormai allo stremo delle forze. Ultimamente è stato tenuto in disparte dalle visite che nella stalla di De Luca si susseguivano, soprattutto dopo il compleanno dei 40 anni lo scorso gennaio. La sua è stata una lunga e onorata carriera, una vera icona da alpino in armi che da congedato. Era davvero il simbolo della nostra sezione e del reparto Salmerie che ora è davvero molto addolorato della perdita, anche se si sapeva che la fine poteva arrivare da un momento all’altro».
MATRICOLA 212
Tra l’altro da Bologna in questi giorni doveva ritornare a trovare Iroso, il piccolo Giacomo, con cui aveva una fraterna e inusitata amicizia. A Giacomo è stata tenuta nascosta la notizia. Ne soffrirebbe troppo. Dovrà essere preparato nel tempo. «Di sicuro non verrà dimenticato, anzi lo ricorderemo nel migliore modo possibile nel futuro - conferma Introvigne - di certo conserveremo lo zoccolo con il numero di matricola 212 in una teca. Abbiamo qualche idea. Un suo ricordo sarà anche al monumento alle Penne nere di piazza Sant’Andrea. Abbiamo tanti episodi della vita di Iroso, anche del piccolo Giacomo, il più giovane del reparto. Vedremo di onorarlo insomma al meglio sapendo che è una parte che rimarrà vivente nel nostro cuore e nella nostra sezione». Ultimamente ad Iroso era stata affiancata una compagna. L’aveva prestata Marzio Bruseghin, allevatore di Piadere, oltre che campione di ciclismo. Dopo la morte di Gigliola, l’asinella con la quale il vecchio mulo condivideva la stessa tettoia, Iroso, anzi il generale Iroso non voleva saperne più di mangiare. Ecco perché De Luca, attraverso Bruseghin, gli ha procurato Winie, un’asina piccola e vivace; dopo qualche giorno di diffidente convivenza si erano piaciuti. Poi, come spesso accade, l’avventura è finita.
il ricordo di zaia
«Come tutti i veri Alpini, anche il Generale Iroso non è morto, è semplicemente andato avanti, per restare comunque per sempre nei nostri cuori». Con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricorda l’epopea del mulo “Iroso”. «Tante volte ci siamo incontrati con Iroso – ricorda il governatore – e ogni volta era come ritrovare un vecchio amico, non solo un animale da accarezzare e rispettare. Un amico degli alpini, di noi grandi come dei tanti bambini che se ne innamorarono incontrandolo, all’adunata degli Alpini di Treviso 2017, come in occasione del suo compleanno che festeggiammo a Vittorio Veneto. In lui c’è stata una fierezza straordinaria, con la quale ha rappresentato tanti valori: l’alpinità, la storia del nostro territorio, l’identità del Veneto e delle genti di montagna».
Zaia rivolge un grazie particolare a Toni de Luca, che salvò lui e i suoi compagni reduci dalla chiusura del reparto salmerie dell’esercito, alla moglie e alla famiglia di Toni e a tutti gli Alpini che lo hanno accudito. «Oggi – conclude – è bello immaginarlo lassù, forte e vitale come un tempo, a sfidare ancora, di nuovo, un sentiero impervio di montagna». —
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