Il direttore del Conè e la crisi «Non uccido i negozi del centro»

Alessandro Cerato: «Con l’apertura di nuovi iper sarà dura anche per noi, bisogna differenziarsi» Agli esercenti di Contrada Granda un consiglio: «Facciano gruppo e puntino sulla bellezza e la storia»
Di Andrea De Polo
Vatrella Conegliano presentazione alla stampa nuovo centro commerciale Conè direttore centro commerciale Alessandro Cerato Vatrella Conegliano presentazione alla stampa nuovo centro commerciale Conè presidente Coop Adriatica Gilberto Coffari
Vatrella Conegliano presentazione alla stampa nuovo centro commerciale Conè direttore centro commerciale Alessandro Cerato Vatrella Conegliano presentazione alla stampa nuovo centro commerciale Conè presidente Coop Adriatica Gilberto Coffari

CONEGLIANO. «Non lo abbiamo ucciso noi, il centro di Conegliano. La concorrenza c’è per tutti». Ad Alessandro Cerato, direttore del centro commerciale Conè, saranno fischiate spesso le orecchie di recente, quando i commercianti del centro, fiaccati dalla crisi, hanno messo sul banco degli imputati anche il suo megastore. Ora che sta per aprire un nuovo, grande parco commerciale a San Fior (Parco Fiore, 22.500 metri quadrati), però, anche il Conè inizia a sentire il vento della concorrenza. Con il Parco Fiore e le altre aperture previste nei prossimi anni, nel giro di sei chilometri dal centro di Conegliano rischiano di “pestarsi i piedi” ben sei megastore. «Sicuramente l’apertura di altre attività crea concorrenza, e quindi genera maggiore competizione tra tutti noi», spiega Cerato, «differenziarsi è l’unica strada per sopravvivere: noi lo stiamo facendo, organizziamo anche eventi pensati per i nostri spazi, e abbiamo un’offerta merceologica variegata». Basterà a contenere l’onda d’urto del Parco Fiore, che avrà dimensioni ancora maggiori rispetto al Conè? «In realtà in quel caso non apre un “centro” ma un “parco” commerciale, significa che avrà un numero ridotto di unità di vendita, ma più grandi, e senza galleria di negozi, quindi una struttura diversa dalla nostra e da quella del centro di Conegliano. Si tratta di una struttura aperta, come il Parco Stella a Oderzo, con negozi di grande superficie uno di fianco all’altro ma ciascuno con il proprio accesso, senza una galleria chiusa in cui si possa passeggiare. Un concorrente in più, ma siamo tutti diversi». Quello della passeggiata tra i negozi è un tema che i commercianti di via XX Settembre ritengono cruciale per una rinascita degli affari: «Se qui non arriva più nessuno perché vanno tutti al Conè, chi è rimasto aperto non può nemmeno essere notato», hanno ripetuto in coro gli esercenti di Contrada Granda. Da questo punto di vista, il direttore del Conè prova a dare una mano ai concorrenti del centro: «Il centro storico di Conegliano offre una bellezza storica e artistica che noi non possiamo né immaginare né replicare, forse i negozianti dovrebbero fare più gruppo. Noi funzioniamo anche perché siamo un’unica realtà che va nella stessa direzione, con un solo piano marketing, una sola proprietà e una sola regia che decide cosa inserire negli spazi. Andare per conto proprio è controproducente». Cerato si autoassolve nell’indagine su chi ha “ucciso” il centro storico di Conegliano, ma il banco degli imputati – deciso dai negozianti – è affollato. C’è, prima di tutto, il Comune, che ha chiuso la strada al traffico. C’è la crisi. E ci sono altri proprietari di negozi, quelli che – hanno denunciato i commercianti storici – nonostante abbiano chiuso bottega non si curano di pulire gli spazi, dando un’immagine degradata di Contrada Granda.

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