Il Consorzio Agrario di Treviso e Belluno aderisce al progetto di fusione nel maxi-contenitore del Cai

TREVISO. Fumata bianca, dopo quasi 4 ore di cda. Il Consorzio Agrario di Treviso e Belluno ha aderito al progetto di fusione nel maxicontenitore del Cai (Consorzi Agrari d’Italia). Ben 12 i voti a favore – il presidente Giorgio Polegato e gli altri consiglieri espressione di Coldiretti; 1 solo contrario (Ludovico Giustiani di Confagricoltura).
Il cda ha dato mandato a Polegato di avviare l’iter della fusione. Il consorzio trevigian bellunese - 2300 soci, 105 milioni di fatturato e 135 dipendenti – cede il ramo d’azienda commerciale al Cai. I consorzi avranno la maggioranza, il socio Bonifiche Ferraresi non potrà mai superare il 49% (ora è al 25%). Il patrimonio immobiliare confluirà in Cai Real Estate: e qui Treviso porta in dote 25 milioni .
Sarà l’assemblea dei soci a ratificare tutto. «È il primo passo di un iter complesso», ha detto Polegato alla fine, «un percorso impegnativo che approfondirà tutti gli aspetti». E il presidente, con il mandato ricevuto dal cda, sarà l’apripista. «Capiremo se ci sono le condizioni». C’era attesa per il piano industriale, ma è in itinere. Due consulenti - Di Marzio e Adinolfi – hanno illustrato l’operazione al cda, e la strategia. Ma merito e le valutazioni dettagliate sono state rimandate: Un mandato molto “in bianco”? «Per ora resta tutto com’è, anche nei prossimi mesi», dice Polegato. Con Treviso e Belluno entrano in Cai altri 4 consorzi, in attesa di Verona e Friuli.
Il progetto ha spaccato il mondo agricolo. In Friuli è commissariato il presidente regionale di Coldiretti, nonché sfiduciato il presidente del consorzio. A Verona, feudo del presidente nazionale Prandini, il consorzio frena. E Terre Padane si è subito defilato.
Il voto di ieri è destinato a rialimentare le polemiche di chi chiedeva al consorzio di dire non alla fusione. I dipendenti in primis, ma anche forze politiche e sociali, Cia e Confagricoltura. La stessa Regione ha manifestato perplessità.
Ma Coldiretti esulta ben oltre il suo presidente provinciale, con una nota diffusa a cda forse ancora in chiusura: «Un primo passo voluto da chi vuole essere artefice del proprio futuro, con la decisione di oggi – si avvia una straordinaria operazione che vedrà protagonista il Consorzio nel realizzare di una piattaforma per la protezione, lo sviluppo e il futuro delle aziende agricola». scrive l’associazione dei Coltivatori diretti, «il Cai sarà polo di riferimento a sostegno dello sviluppo e della competitività dell’agricoltura italiana per cogliere sul mercato tutte le opportunità dell’innovazione tecnologica, di fronte al crescente strapotere delle multinazionali nel mercato dei mezzi tecnici oltre che su mercati sensibili come quelli delle sementi. E poi, le opportunità dell’agricoltura 4.0 e l’utilizzo dei big data per tagliare i costi di produzione delle imprese ed aumentarne la competitività». I pilastri sono «solidità finanziaria, mutualità ed economie di scala», in «un circolo virtuoso con visione sistemica».
Finiranno le polemiche? Difficile. Basti ricordare lo striscione affisso settimane fa fuori dalla sede: «Giù le mani da consorzio». Gli “autonomisti” annunciano battaglia . —
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