Il campo nomadi si allarga, scattano i controlli

CASTELFRANCO. Protesta dei residenti di via della Grotta contro il campo nomadi che lì ha sede da ormai una ventina d’anni. A far andare su tutte le furie il quartiere è stato il ritrovamento, ieri mattina, di alcuni cavi e allacciamenti elettrici, all’esterno del campo, in vista di un possibile allargamento. Immediata la telefonata alla Polizia locale e ai carabinieri per chiedere un immediato controllo, in particolare, per quanto riguarda le condizioni di sicurezza. «Quello che ho visto questa mattina mi ha molto preoccupato», afferma una residente, «per fortuna sono poi arrivati sia i carabinieri che i vigili del fuoco che hanno provveduto a rimuovere i cavi elettrici».
La storia del campo è lunga. L'appezzamento, a ridosso della ferrovia era stato dapprima recintato e poi spianato. Quindi era stato dotato di servizi igienici permanenti. Roulotte e camper avevano poi continuato a sostarvi in modo non permanente, ma certo continuativo. Da qui c’era anche stato l’avvio di un procedimento penale contro la proprietaria del terreno per abuso edilizio. Poi nel corso degli anni la situazione è andata normalizzandosi soprattutto per il rapporto tra residenti e nomadi. «In molti ci siamo però preoccupati per quanto accaduto», aggiunge la residente, «fortunatamente la situazione sembra ora rientrata».

E l’area è anche al centro di un contenzioso con il Comune per abuso edilizio in area agricola in seguito ad un sopralluogo della Polizia Locale ha accertato che nell'area di via della Grotta erano stati effettuati dei lavori non autorizzati. Opere di consolidamento del fondo con ghiaia e stabilizzante, con lo scopo di rendere il lotto abitabile. Insomma lavori finalizzati a trasformare l'area da agricola ad abitata, ma senza alcuna autorizzazione. Accertata dunque questa circostanza, il Comune aveva prima ordinato la sospensione dei lavori e successivamente aveva notificato al proprietari l’atto di diffida per il ripristino dei luoghi entro 90 giorni. Tuttavia il ripristino non era avvenuto, come accertato successivamente con altro sopralluogo. Il fondo inghiaiato (725 mq di superficie) è rimasto dov’era. Anzi il proprietario ha addirittura presentato ricorso al Tar del Veneto contro il Comune per l'annullamento della diffida. Il braccio di ferro dunque continua tuttora. Il Comune qualche giorno fa ha emesso una nuova ordinanza per il ripristino del luogo entro 90 giorni. « A questo punto speriamo non si verifichino altri episodi spiacevoli e che tutto sia fatto in completa sicurezza».
Giorgio Barbieri
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