I truffatori si spacciano per falsi gendarmi del Vaticano

VEDELAGO. Fermato dai carabinieri, ha esibito una carta di identità del Vaticano, con tanto di immunità diplomatica: un po' troppo, anche per un genio della truffa come lui. A finire nuovamente in manette è Stefano Ramunni, 54 anni, barese di Castellana Grotte, senza fissa dimora, una sfilza di precedenti lunga almeno ventisei pagine, datosi per morto 52 volte per sfuggire alla giustizia, falsificando pure l'attestazione del suo avvocato.
Tutto immaginavano i carabinieri di Vedelago meno che di trovarsi davanti a due signori della truffa: giovedì scorso lungo la Regionale 53 i militari hanno fermato una Peugeot 806 per un normale controllo, incuriositi da un lampeggiante blu in funzione.
Con Ramunni c’era Giovanni Chiaramonte, 25 anni, di Taranto ma residente ufficialmente a Spello: anche lui ha esibito il documento vaticano – ovviamente falso – che in qualche modo lo apparenteva a Ramunni: stesso cognome, Ramunni appunto, ma nomi di fantasia.
Se Chiaramonte era indicato come funzionario, il suo capo aveva scelto la professione di medico, già esibita in altre delle sue molteplici truffe. Stavolta stiamo parlando di centinaia di migliaia di euro, ottenuti ai danni di finanziarie a cui veniva richiesta la carta di credito sulla base di documenti contraffatti, anche riferiti a persone realmente esistenti. Quindi via ai prelievi, fino al massimo possibile: con loro avevano seimila euro in contanti e svariate carte di credito da utilizzare. Oltre alla carta di identità che li dichiarava cittadini di Sua Santità, i due hanno compiuto un altro grave errore: giovedì viaggiavano su una Peugeot 806 grigia con tanto di lampeggiante blu in funzione. La cosa non poteva non attirare l'attenzione dellapattuglia di carabinieri. I due hanno esibito le carte di identità bianco-gialle che risultavano rilasciate nel 2015 dal cardinal Bertone. I carabinieri del maresciallo Francesco Bianco hanno voluto approfondire la situazione. È bastata una telefonata alla Gendarmeria della Città del Vaticano per capire che i due con la Santa Sede non c'entravano assolutamente nulla. A questo punto si è scavato piu a fondo, portando i due presso il comando compagnia di Castelfranco, anche con la perquisizione del monovolume: più veniva fuori materiale e più aumentava la sorpresa. Decine di carte di credito, documenti contraffatti appartenti a diverse figure di funzionari pubblici, anche della Regione Lazio, placche della Guardia di Finanza e manette. Ma non era finita qui: vi erano anche computer portatili, scanner e stampanti, insomma un ufficio mobile della contraffazione. La tecnica era semplice ma a quanto pare molto redditizia: i due si presentavano agli uffici periferici di varie società di finanziamento, quelle per intendersi che erogano prestiti e vendite a rate. Qui chiedevano di aprire una posizione che permettesse di avere una carta di credito in grado di fare prelievi. Evidentemente i documenti erano di una perfezione tale da indurre in inganno i più, oppure i due riuscivano in qualche modo a farsi accreditare. A questo punto, il gioco era fatto: con le carte potevano fare prelievi e acquisti fino al massimale concesso, poi si ripartiva con altre. Difficile al momento valutare quanto i due siano riusciti ad incassare in questo modo. I due sono stati arrestati e si trovano nel carcere di Treviso per concorso in sostituzione di persona, falsità materiale nei certificati e indebito uso delle carte di credito, un reato che ricade nella normativa antiriciclaggio.
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