I rom della Marca tra campi e case Ater Tante famiglie e ospiti spesso non registrati

la mappa
Sono alcune centinaia, sparsi da anni in provincia di Treviso. I loro cognomi sono quelli di famiglie diventate ormai “storiche” nella Marca come Levac, Hudorovic, Levacovich, Major, ma anche quelli di famiglie sinti come Garbin o Cavazza. Non vivono in quelli che l’immaginario comune identifica come “campi nomadi”: ovvero parcheggi o campi occupati da roulotte e casere tra sacchetti di rifiuti e rottami vari. I loro “campi” ruotano spesso attorno a un’abitazione principale nel cui giardino, col tempo e a seconda del periodo, parcheggiano roulotte o camper di parenti o amici.
mobilità
Il problema che rende impossibile quantificare nel dettaglio la presenza rom in provincia è proprio questo: la mobilità. Attorno alle famiglie residenti, spesso si muove una molteplicità di altri nuclei familiari, difficile da seguire e intercettare. Non a caso nei vari blitz che le forze dell’ordine effettuano all’interno dei vari “campi”, una delle prime cose che vengono eseguite è proprio un censimento, documentale, dei presenti per riuscire a capire chi, oltre ai residenti, arrivi e da dove. Ma il movimento è spesso continuo», bastano dei giorni e gli ospiti non ci sono più. Le basi di appoggio? Tante quante sono i nuclei legati alla famiglia, o alle famiglie imparentate per il tramite di una serie di matrimoni incrociati che creano una ragnatela di relazioni, e alle volte rivalità.
La mappa
A Villorba, il luogo dove ieri è avvenuta la sparatoria è uno dei tanti “campi” residenziali ricavati all’interno di aree residenziali o agricole private. Attorno alla città ce ne sono più di quante si pensi: tre sono solo nel territorio di Ponzano tra via Morganella e via Stradoneve, un’altra è a Povegliano, un’altra (teatro di altre vicende di cronaca) al confine con Volpago, un’altra ancora a Vascon. A Paese, lungo la Feltrina, c’è quella ormai nota che sorge poco prima del Bhr hotel dove attorno alla villetta sono comparse varie roulotte. E via così fino ai confini della Castellana e del Montebellunese. Montebelluna è terra di quei Salkanovic che in passato fecero parlare di sè, tra l’altro, per aver sfidato l’allora ministro Alfano: «Se ci dà una casa, ce ne andiamo dal campo» disse il capofamiglia (80 persone nell’area). A Castelfranco, vicino alla circonvallazione, coi sono gli Stepic e gli Udorovic che si allungano fino a Borgo Padova. Tra Conegliano e Vittorio? Stessa situazione parcellizzata. A Oderzo invece c’è una struttura più simile a un campo.
Capoluogo
E Treviso non è certo assente dalla mappa della distribuzione rom in provincia. Al di là della mai spiegata (o corretta) stranezza di google che marchia con la scritta “nomadi” la mappa cittadina vicino Borgo Mestre, anche il Comune accoglie vari residenti rom. Vari nuclei vivono proprio nell’area di Borgo Mestre e Borgo Venezia, ma un altro ambito residenziale è quello di Canizzano, a lato della tangenziale. Per non parlare poi di via Santa Bona, dove la villetta padronale è diventata centro gravitazionale di varie famiglie; o di via Bindoni e via Borgo Capriolo (qui si tratta di case popolari) dove vivono molti nuclei rom, alcuni dei quali lì indirizzati dopo lo sfratto del campo rom (quello sì un campo) nell’area di via Da Milano a Fiera anni or sono. —
Federico de Wolanski
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