«Ho il Covid, cosa devo fare?» E il dottore: «Incrociare le dita»

Un trevigiano colpito dall’infezione e curato tra le mura domestiche. «Sedici giorni con il virus, ma nessuno sa davvero come sconfiggerlo» 
Monselice (PD), 16 novembre 2020. Primo giorno di tamponi drive-in in campo della fiera a Monselice. Nella Foto: il medico di base, dott. Felice Bozza consegna il referto con l'esito del tampone
Monselice (PD), 16 novembre 2020. Primo giorno di tamponi drive-in in campo della fiera a Monselice. Nella Foto: il medico di base, dott. Felice Bozza consegna il referto con l'esito del tampone

TREVISO. «Mi sono ritrovato a casa con la febbre alta e il tampone positivo. Ho subito chiesto al mio medico cosa fare, mi ha risposto: incrocia le dita». Una battuta, chiaramente, e infatti il medico poi ha fatto il suo dovere indicando quali farmaci prendere, ma una battuta con un fondo di verità: oggi non esiste una terapia anti Covid. E il trevigiano 56enne risultato positivo ormai sedici giorni fa vive nell’angoscia di una malattia per la quale non c’è cura.

«La crisi peggiore due giorni fa, a Capodanno, con febbre altissima» racconta l’uomo, «abbiamo chiamato la guardia medica ma il centralino era intasato, poi il 118. Ora sto meglio».

Com’è stato curato? «Tentano di curare i sintomi, non il virus. All’inizio il medico mi ha detto di prendere la tachipirina, per la prima settimana, in modo da abbassare la febbre. Ora ha iniziato anche con il cortisone, perché la febbre mi è ripartita. Ha detto che posso prendere antinfiammatori come l’Aulin o l’Oki nel caso abbia dolori. La situazione è veramente complicata, c’è la percezione chiara che la nostra sanità sia sotto una pressione mai vista prima. I positivi sono tantissimi, per un medico è difficile seguirli tutti. Si cerca di intervenire sui sintomi generati dal virus, ma in fondo penso anch’io che quel primo consiglio non sia così sbagliato: incrociare le dita, perché con questa malattia non sai mai come va a finire». —



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