Guardia giurata si toglie la vita in garage

CASALE SUL SILE. Dramma a Casale sul Sile dove ieri mattina i carabinieri hanno scoperto il cadavere di una guardia giurata. Il corpo di Paolo Scalenghe, 48 anni, guardia giurata di Sicuritalia, è stato trovato dai militari dell’Arma nel garage della sua abitazione. La guardia giurata ha deciso di farla finita sparandosi un colpo di pistola.
Il fatto è avvenuto ieri mattina. Ad allertare i militari dell’Arma della stazione di casale sul Sile è stata la moglie che si trovava fuori provincia e non riusciva a mettersi in contatto con il marito. La donna aveva provato per ore a chiamarlo finché, preoccupata, ha deciso di chiedere aiuto al 112. Nell’abitazione di via Ca’ Polverin, i militari dell’Arma si sono presentati in mattinata ed hanno suonato più volte il campanello. Non ricevendo risposta, i carabinieri hanno deciso di forzare un infisso ed entrare temendo che fosse successo qualcosa. Ed effettivamente, nel garage di casa, è stata scoperta la tragedia. La guardia giurata s’era sparato un colpo di pistola. Nessun biglietto accanto al corpo. L’uomo, negli ultimi tempi, s’era rinchiuso in se stesso. Specie dopo la decisione di separarsi dalla moglie.
Il dramma ha colpito non soltanto i familiari, ma anche gli amici e i conoscenti dell’ambiente di lavoro. Sconcerto anche tra i sindacati che negli ultimi anni si erano trovati a seguire la complessa vicenda legata alla North East Service - Scalenghe ha lavorato per la società di Compiano per oltre 14 anni, prima faceva l’investigatore privato - e il passaggio dei lavoratori alla nuova società Sicuritalia. «Si tratta di una notizia che ci ha lasciati sconcertati, in merito alla quale è difficile dire qualsiasi cosa- commenta Edoardo Dorella, Fisascat Cisl Treviso Belluno- difficile immaginare le cause che conducano ad un simile gesto. Di sicuro rimettersi in gioco non è facile».
Paolo Scalenghe non era una semplice guardia giurata, ricopriva un ruolo di responsabilità. Con la perdita del proprio ruolo in Nes e l'assorbimento nella nuova società si era trovato a fare i conti con un contesto mutato e una nuova routine, fatta anche di frequenti trasferte. «Una condizione che per certe persone può rivelarsi difficile da affrontare, soprattutto dopo tanti anni spesi nella medesima azienda. Ma certamente questo non basta a spiegare un simile gesto, c’erano altri problemi», dice Massimo Marchetti, Uiltucs Uil, «di sicuro ci lascia senza parole. Da parte del sindacato il nostro cordoglio a tutta la famiglia».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso