Gregorj, la fornace degli artisti che decorò il Liberty

Da Gino Rossi ai Martini, da Rossetti a Serena, a Carlini A Venezia e poi a Treviso una mostra con le loro piastrelle



Quasi a cercare un ambito più vasto per farsi ascoltare, per far passare un messaggio che – nessuno profeta in patria – “a casa” si fatica a capire. Questo è ciò che succede alla storia artistica della Fornace Guerra Gregorj di Sant’Antonino di Treviso, che dal 2 al 12 di settembre, alla Galleria Melori & Rosemberg, in pieno Ghetto a Venezia, racconterà la propria storia e i propri grandi artisti-collaboratori.

la casetta degli artisti

La storia della galleria non è grande come i suoi locali, per i quali il “tesoretto” di Luisa Gregori diventa ingombrante. Così molto sarà affidato a un racconto fotografico intitolato “C’era una volta... una fornace”, mentre pochi saranno i “pezzi” che, usciti dal caveau, arriveranno a farsi ammirare con le loro firme nobili, da Benotto a Murani, da Rossetti a Serena, fino a Carlini, Gino Rossi, Arturo e Alberto Martini. Avevano una casetta, proprio di fianco alla “fabbrica” e nei pressi del forno Hoffmann (subentrato al precedente dopo l’incendio del 1887 e che consentiva di lavorare a ciclo continuo per produrre laterizi in argilla), gli artisti chiamati da Gregorio Gregorj a collaborare con la sua azienda che 1894 aveva iniziato a produrre mattoni smaltati “a gran fuoco” i cui soggetti o intrecci erano scelti e realizzati in prototipo da pittori e scultori a cavallo tra due secoli. In questa casetta nascevano, appunto, alcune delle pareti smaltate (i mattoni erano ciò che oggi viene rappresentato da piastrelle, capaci di adornare palazzi, cinematografi, bagni o stanze e studi con colorazioni e disegni frutto di arte pura. Al centro di tutto, spesso, lo stile Liberty, di cui un esempio è ancora oggi rappresentato dal “ricamo” della facciata della “mezà” (ufficio) della fabbrica di Sant’Antonino. La fornace, che è di per sè uno spazio e un insieme di fabbricati che meriterebbero recupero e uso in un progetto di turismo-arte-artigianato, viene spesso indagata, per tesi di laurea e altri studi, dalla cultura accademica ma anche da quella più “leggera” rappresentata da progetti che hanno a che fare con il turismo.

l’ultima erede

«Da una vita sogno che qualcuno dia nuovamente respiro a quel progetto iniziato dai miei avi con la partecipazione degli artisti– dice Luisa Gregorj che ha ereditato la “storia” di questo complesso industriale – Ogni volta spero che il batter d’ali iniziali si fortifichi e diventi un grande volo, ma ogni volta il coraggio degli uomini si rivela inferiore alla storia e allo spessore dei luoghi».E deve averla sentita dolersene l’assessora alla Cultura di Treviso, Lavinia Colonna Preti, che del riuso della fornace ha parlato nei suoi programmi e che pare intenzionata a portare – a mo’ di cavallo di Troia, la mostra veneziana in spazi trevigiani più consoni e vasti. «Se la storia non è solo quella dei grandi artefici che hanno manovrato le masse portandole ai conflitti mondiali, ma è anche quella spicciola quotidiana dei lavoratori, degli artigiani, degli artisti e degli imprenditori che hanno cercato e proposto soluzioni nuove alle problematiche contingenti, allora sono meritevoli di attenzione anche le vicende dei singoli, come quelle di chi, anche donne e bambini, è vissuto ai margini dei grandi eventi, vivendoli intensamente non meno dei grandi protagonisti», dice Luisa Gregori “promettendosi” come testimone del tempo della fornace.

progetti e occasioni

Certo per trovare l’utile alchimia che giustifici la rinascita della fornace Gregorj Guerra ci vorranno fantasia, capitali ed equilibrio (una parte del complesso è stata già acquisita e restaurata per farne una “scuola di cucina” che potrebbe essere anche ristorante), ma gli esempi in circolazione non mancano: dalla fornace Bertoli di Casale, diventata Wine Town che ospita pure mostre e concerti, alle Fornaci Baghin di Castelfranco, rinate grazie alla cultura, agli spettacoli e a un punto di ristorazione di livello, fino all’ex Pagnossin, che si avvia a diventare polo culturale ed espositivo.

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