Gli uccelli migratori fanno tappa sul Pizzoc

L’Ispra ha monitorato fin qui 125 specie catturate con una speciale rete e liberate dopo la catalogazione

VITTORIO VENETO

Direttamente dalla taiga siberiana, il Codazzurro. Nidifica a migliaia di chilometri dal Pizzoc, e sverna nel sud-est asiatico. E’ una delle rarità catturate nel corso della Campagna di inanellamento sul monte Pizzoc, che, iniziata a metà settembre, continuerà per una settimana.

Il Pizzoc rappresenta un sito di grande interesse per la migrazione post-riproduttiva degli uccelli. Queste specie in autunno migrano dai quartieri riproduttivi, a nord delle Alpi (fino al Nord Europa, Scandinavia, Russia), verso i siti di svernamento dove trascorreranno l’inverno (aree mediterranee continentali ma anche in Nord-Africa e Africa sub-sahariana). Nel 2007 il sito è stato classificato come valico montano per la migrazione e di conseguenza è attualmente escluso dall’attività venatoria e rappresenta ad oggi l’unico Valico montano ufficialmente riconosciuto della Regione Veneto.

L’attività di inanellamento è coordinata dall’Ispra e diretta da Andrea Favaretto, che si avvale dell’aiuto di altri inanellatori. Dal 2013 il progetto è cofinanziato dall’Associazione Nazionale “Libera Caccia”. Ormai a decine le specie che finiscono nella rete dei volontari. Negli ultimi giorni si sono distinti i codirossi spazzacamino. E poi i pettirossi, i fringuelli, le peppole, Splendidi i saltimpalo. Si è fatto vedere il picchio nero, specie di interesse comunitario, quindi superprotetta.

E poi il frosone, l’allodola, le beccacce, i fringuelli. Ci sono giornate in cui le catture hanno toccato quota 125, con un conseguente gran lavoro per Favaretto e i suoi collaboratori.

E’ nel Nord dell’Europa che nidifica il merlo dal collare, caratterizzato da un piumaggio scuro; bene, anche lui è in viaggio verso il Sud ed è stato inanellato sul Pizzoc. E ancora: il gheppio, il tordo sassello, il ciuffolotto, le cince, il Lui piccolo, il tordo bottaccio, lo spioncello.

«Ricostruire i viaggi di uccelli inanellati ci consente di definire le loro rotte di migrazione e le aree di sosta, fornendo così informazioni di base per pianificare sistemi integrati di aree protette», spiega Favaretto. Dopo essere stati rimossi dalla rete o dalla trappola, gli uccelli sono generalmente tenuti in morbidi sacchetti in cotone o in apposite scatole, dove rimangono tranquilli prima di essere identificati, inanellati, esaminati ed immediatamente liberati. —

F.D.M.

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