Giorno della Memoria con due sopravvissuti

Per mezzo secolo è stato praticamente rimosso dalla coscienza collettiva dei trevigiani. Ma ora un’altra tappa del percorso della memoria sta per essere compiuta grazie all’Istresco, l’istituto di storia della Resistenza e della Società contemporanea, che da dieci anni lavora al progetto. Il campo di concentramento di Monigo, dentro la Caserma Cadorin, che tra il luglio 1942 e il settembre 1943 accolse circa diecimila tra sloveni e croati, sarà ricordato con un bassorilievo che domenica mattina verrà scoperto nella piazzetta dell’ex ospedale San Leonardo. Un bassorilievo realizzato da una studentessa trevigiana del Liceo Artistico, che per sceglierlo ha bandito un concorso. E proprio l’impegno dei giovani è la chiave voluta da Lucio De Bortoli e Amerigo Manesso, le anime dell’Istresco, per consegnare alle nuove generazioni la staffetta della memoria.
Per la prima volta a Treviso arriveranno anche due sopravvissuti di questo campo: tra loro Tone Savelj, oggi primario chirurgo in pensione, che nel 1943 aveva 19 anni e fu deportato insieme a una quarantina di studenti e a una novantina di docenti del Liceo di Nova Mesto, in Slovenia, accusati di essere poco inclini al nazifascismo. E proprio con il liceo scientifico Da Vinci è in corso una collaborazione per gemellare i due istituti.
La tragedia che si svolse a Monigo era stata cancellata per mezzo secolo. Dopo l’occupazione del regno di Jugoslavia da parte delle truppe italiane e tedesche nell’aprile del 1941, decine di migliaia di civili sloveni e croati vennero deportati in Italia e segregati in campi di concentramento. Tra questi, l’unico nel Veneto, anche quello di Monigo. Una capienza di tremila posti, diecimila presenze complessive nei quindici mesi di apertura, duecento le persone – soprattutto bambini – che morirono per le drammatiche condizioni di denutrizione, maltrattamenti e malattie. Furono ricoverati nell’allora ospedale di San Leonardo e poi sepolti nel cimitero maggiore. Monigo era un campo di transito, dal quale molti presero la strada dei famigerati lager della Germania nazista. Ma per moltissimi anni, conclusa la guerra, dei resti di quel campo (oggi proprietà del Demanio militare) non si seppe più nulla. Tanto che nel 1965, quando a Treviso giunse una delegazione slovena per un omaggio alle tombe delle vittime nel cimitero cittadino, i trevigiani caddero dalle nuvole. Ci volle la determinazione dell’Istresco, nel 2001, e la collaborazione con Comune e Provincia, per realizzare una tesi di laurea (Maico Trinca) e poi un lavoro di ricerca compiuto da Francesca Meneghetti, che ha prodotto il volume “Di là del muro. Il campo di concentramento di Treviso”, appena uscito.
Il bassorilievo sarà scoperto domenica alle 10.30 nella chiesa di Santa Croce, a San Leonardo.
Daniele Ferrazza
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