Gianpietro Pagotto lascia l’ospedale «Torno alla mia vita»

Dimesso il barista aggredito dall’ex della sua fidanzata È già andato a salutare gli amici nel suo locale vittoriese
Di Andrea De Polo

CONEGLIANO. Giampy è tornato a casa. La notizia più bella, per i suoi familiari e per i tanti amici, è arrivata venerdì mattina: le dimissioni dall’ospedale di Pordenone, in cui era ricoverato dallo scorso 22 dicembre. Quel giorno, era stato aggredito a colpi di roncola da Matteo Bottecchia, poi morto suicida, perché “colpevole” soltanto di frequentare Marta Langero, ex fidanzata di Matteo e madre di sua figlia. Ridotto in fin di vita dall’aggressione, Gianpietro Pagotto – titolare della bruschetteria “Da Giampy” di via Caprera a Vittorio Veneto – dopo aver ripreso conoscenza aveva espresso, fin da subito, un desiderio: tornare nel locale che gestiva, per riprendere la vita di sempre. E il desiderio si è realizzato domenica scorsa, con un blitz di qualche ora nella sua bruschetteria, per salutare le colleghe e i clienti di sempre. Una buona notizia, raccontata ieri dalla famiglia Pagotto, che non deve tuttavia far dimenticare il lungo calvario a cui sarà sottoposto Gianpy, 35 anni, nei prossimi mesi. Inizialmente sarebbe dovuto restare in ospedale per novanta giorni: il personale medico ha acconsentito a dimetterlo, a patto però che ritorni ogni giorno (a Pordenone o a Udine) per la riabilitazione della mano sinistra. Quella ferita dai colpi di Matteo, e dalla quale sono state amputate le falangi di due dita. Però, tra una visita e l’altra, potrà risentire il calore dei genitori nella casa di Ogliano, e tutto l’affetto degli amici e dello staff della bruschetteria. È lì, in via Caprera, che è voluto tornare domenica scorsa durante un permesso dell’ospedale: «Voglio respirare l’aria del mio locale» ha detto subito ai genitori «e rivivere l’atmosfera di tutti i giorni». Giampy potrà tornarci, d’ora in avanti, tutte le volte che vuole. Le sue apparizioni alla bruschetteria saranno, chiaramente, centellinate, e non potrà lavorare come prima (c’è un cuoco a sostituirlo), ma si tratta comunque di un modo per tornare alla normalità. Di quella sera, dell’aggressione subita all’improvviso e del clamore che ha suscitato la sua storia, Giampy non ha mai voluto parlare. «Con noi ha sempre parlato del lavoro» ha raccontato, anche ieri, Maurizio Pagotto, il papà «forse ora, con più calma, piano piano affronterà il discorso, ma non saremo certo noi a forzarlo». In bruschetteria forse si rivedrà anche Marta, che lavorava come cameriera. Nella notte del 22 dicembre Matteo, era appostato all’esterno della bruschetteria, visto da numerosi testimoni. Quindi si era defilato, e aveva seguito l’auto di Giampy per aggredirlo dopo che aveva riaccompagnato Marta a casa dei suoi genitori, a Conegliano, dove era tornata dopo la rottura con Matteo.

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