Giallo di Cornuda. Sofiya e quei pranzi con l’imprenditore

Spunta un quarto uomo: i due sono stati visti più volte assieme prima della sparizione della donna cinque settimane fa

Giallo di Cornuda, le ultime ore di Sofiya prima della scomparsa

CORNUDA. Un quarto uomo nella vita di Sofiya. Un imprenditore della zona asolana.

L’ultima volta era stata lì in estate, ma Sofiya Melnik, la 43enne ucraina scomparsa dal 15 novembre, era un volto noto al ristorante-pizzeria “Osteria di via Tuna” a Casella d’Asolo. Perché lì arrivava periodicamente a pranzare, non da sola, ma in compagnia. Non di Pascal Albanese, neppure del biologo riminese, tantomeno dell’ortopedico trevigiano, ma di un industriale della zona, sempre lo stesso.

C’è quindi un quarto uomo che compare come frequentatore della 43enne ucraina, anche se a intervalli di una certa ampiezza e fino alla scorsa estate. Fatto sta che si trovavano lì a pranzo, sembrava una frequentazione abbastanza stabile e nel locale si ricordano bene di lei. E non è da escludere che il cerchio si allarghi ad altre compagnie maschili dopo quelle del 50enne di Cornuda, del biologo di Rimini da cui andava nei fine settimana, del medico ortopedico conosciuto quando si è fatta vedere il ginocchio. Insomma c’era una frequentazione periodica anche con un industriale dell’asolano.

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Lei arrivava al ristorante con la sua Renault cabrio e l’industriale con la sua Porsche, qualche volta giungevano assieme, nella stessa macchina di grossa cilindrata dell’imprenditore della zona. Una volta lui, partendo dal locale, era rimasto anche coinvolto in un incidente stradale proprio nell’incrocio davanti al locale, senza particolari conseguenze. Arrivavano sempre a mezzogiorno, per il pranzo, mai alla sera alla cena. E lei si notava, eccome, non solo per la bellezza, ma anche per il suo modo di fare cordiale, simpatico. «La ricordo bene, certo, è venuta più volte a pranzare qui – dice Diego Puttin, il titolare dell’Osteria di via Tuna – una donna bella, gioiosa, simpatica, sempre elegante. Era gioviale, allegra, era un piacere conversare con lei. Veniva qui a pranzo periodicamente in compagnia. Veniva sempre a pranzo, mai a cena, l’ultima volta che è venuta qui è stato due o tre mesi fa, in estate mi pare, poi non l’ho più vista».

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Quando ha visto le foto e i servizi televisivi sulla donna scomparsa e che si ipotizza sia stata uccisa, Diego Puttin si è ricordato di quella avvenente ucraina che veniva a pranzo assieme a un industriale. «Quando ho visto le prime foto apparse sui giornali era una fisionomia che mi ricordava qualcuno, ma non riuscivo a ricordare bene – dice Diego Puttin – quando poi sono state pubblicate altre foto l’ho riconosciuta, era proprio quella simpatica e bella mia cliente. Era una donna che si notava, elegante, raffinata, non si sapeva che età darle, potevi darle 30 anni come 50, non si capiva bene. Era dall’estate che non la avevo più vista, ma appena ho visto le foto mi sono ricordato subito di quella donna così bella e gioiosa». Di cui non si hanno più notizie dal 15 novembre. «Chissà che fine le hanno fatto fare – dice con una punta di amarezza il titolare del locale – chissà dove l’hanno buttata. Mi spiace tanto per lei».
 

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