Genitori musulmani, figli cattolici

SALGAREDA. Genitori musulmani, figli cristiani – cattolici. La famiglia Shera, di origine albanese, ma residente da quasi 20 anni a Campodipietra di Salgareda, costituisce un rarissimo esempio di vera libertà religiosa e di pacifica convivenza tra fedi diverse. I genitori Artan e Adelina, rispettivamente di 44 e 34 anni, sono arrivati in Italia da clandestini a metà degli Anni Novanta. «Ho attraversato l’Adriatico con i motoscafi 22 volte – spiega – il padre. Nei giorni successivi allo sbarco venivo sempre fermato dalla Polizia o dai Carabinieri e reimbarcato per l’Albania. Poi, finalmente, sono riuscito a coronare il mio sogno». Per alcune settimane si è nascosto nei pressi di Altamura, poi è arrivato a Teramo dove ha vissuto un paio di anni svolgendo una serie di lavori saltuari. Nel dicembre del 1996 la svolta: «Arrivai – ricorda Artan - a Salgareda dove fui praticamente adottato da una famiglia di Campodipietra che mi ospitò nella sua casa, che mi accolse come un figlio. Si trattava di una coppia molto religiosa che frequentava assiduamente la chiesa del paese». Loro cattolici praticanti e lui di fede musulmana. «Tra noi – aggiunge – mai un problema, né di convivenza, né economico, tanto meno di credo religioso». Nel frattempo il cittadino albanese riceveva il permesso di soggiorno, trovava un lavoro e veniva raggiunto da Adelina, la giovane moglie che viveva a Durazzo. Nel 1999 nasce la prima figlia Serena; due anni dopo Alessia e nel 2005 anche Sadik, il maschietto di casa. Nel 2006 la famiglia Shera acquista un’abitazione nei pressi del paese e Artur, che è un bravissimo pittore – artigiano, apre la partita Iva e si mette in proprio, mentre la moglie Adelina viene assunta a tempo indeterminato, come operaia, in un’azienda di Chiarano. Genitori e figli sono perfettamente integrati con la comunità sociale del paese. «I nostri figli frequentavano regolarmente la scuola – ricordano i genitori – ma da musulmani non partecipavano ovviamente all’ora di religione. A un certo punto capimmo che di ciò le nostre figlie soffrivano. Ne abbiamo parlato a lungo in famiglia: loro volevano diventare cattoliche e noi non ci siamo opposti. In fondo, in tanti anni di vita in Italia e di convivenza con la famiglia che ci aveva ospitato, avevamo apprezzato la bontà della vostra religione». Morale: nel 2005 la conversione, fatto che gli stessi missionari raccontano come rarissima. Ed è così che i tre bambini vengono battezzati e negli anni successivi, dopo aver frequentato i vari corsi di catechismo, ricevono la prima comunione e la cresima. In tutte queste occasioni, Serena, Alessia e Sadik hanno avuto come loro padrini degli amici di Salgareda. «Sono state delle feste bellissime – spiegano le due ragazzine – e quando entriamo in chiesa ci sentiamo come a casa nostra».
I genitori annuiscono. «Noi – precisano – la maggior parte delle volte ci limitiamo ad accompagnarle alle messe e poi torniamo più tardi a prenderle. A volte, entriamo anche in chiesa. Logicamente -aggiungono - non ci facciamo il segno della croce e stiamo in silenzio». La scelta di abbracciare il credo cattolico non è stata, invece, condivisa dai nonni più legati alla tradizione mussulmana «ma alla fine – precisano i genitori - si sono adeguati anche loro». Nell’Albania comunista professare una qualsiasi religione era pura utopia: «Qui in Italia è bello – spiegano Artan e Adelina - ognuno fa quello che vuole e tutti rispettano gli altri».
E gli atti di violenza di cui, ai nostri giorni, sono vittime tanti cristiani? «Quelli che li commettono – ribattono i coniugi – sono solo dei delinquenti e degli assassini che non possono essere considerati dei veri musulmani».
Alvise Tommaseo Ponzetta
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