Genitori contro i test al centro Lepido Rocco «No al numero chiuso»

Test di sbarramento anche alla scuola professionale, scattano le proteste dei genitori. Tensione alla Lepido Rocco di Lancenigo di Villorba, dove ad alcuni genitori non sono andate giù le modalità per il passaggio, facoltativo, dal terzo al quarto anno di corso per diventare tecnico del settore agroalimentare. La scuola, dal canto suo, replica senza remore: «È andato tutto secondo quanto già da tempo comunicato alle famiglie».
Ieri, per 30 allievi dell’istituto dell’indirizzo agroalimentare, si è tenuta una doppia prova che, solo se superata (gli alunni al mattino hanno eseguito prima un test motivazionale scritto, poi un colloquio orale individuale, che ha tenuto conto dell’andamento dei tre anni precedenti) permetterà l’accesso all’anno successivo, che è appunto facoltativo.
I posti disponibili, come indicato dalle direttive della Regione e della scuola? Sono solo 22, di cui due riservati ad alunni provenienti da altre realtà scolastiche. La differenza tra terzo e quarto anno è però importante. Chi conclude positivamente la terza classe viene inquadrato come operatore del settore agroalimentare (nelle specifiche panetteria e pasticceria), chi supera anche il quarto, invece, è considerato tecnico e – dopo un percorso basato sull’alternanza scuola-lavoro (3 giorni a scuola, 3 giorni in azienda a settimana), in apprendistato – permette quasi certe possibilità di inserimento lavorativo nella realtà aziendale in cui ha operato. Alla Lepido Rocco si parla comunque di un tasso di occupazione successivo al percorso formativo (sia esso triennale o quadriennale) che supera il 70%.
«In Italia si viene esclusi anche dallo studio», lamentava ieri uno dei genitori, Stefano Frare, «Dove vuole andare il nostro Paese con queste prospettive?». Una posizione a cui la scuola, tramite la voce della dirigente Margherita Bergo, oltre a difendere il cosiddetto numero chiuso risponde riepilogando il percorso che ha portato al doppio esame di ieri: un primo approccio a febbraio, per capire il numero degli alunni interessati al quarto anno, la presentazione del progetto alla regione per l’approvazione con comunicazione ai genitori, a maggio, infine un ulteriore incontro ad agosto, pochi giorni dopo l’ok arrivato da Venezia. «Abbiamo eseguito tutto secondo quanto previsto e con la massima solerzia, per questo siamo davvero sereni: i test servono a dare un significato ad una figura professionale», dice la preside Bergo, «il numero individuato di alunni che possono essere ammessi alla quarta è calibrato e numeri maggiori non sarebbero una soluzione. Ammettendo tutti, peraltro, a parità di titolo di studio, non ci sarebbe alcuna distinzione tra chi ha eseguito un percorso positivo per quattro anni e chi, invece, ha magari fatto poco. Sono pochi 22 posti? Sono semplicemente in linea con le richieste del mercato che giungono dal territorio. Parliamo di tecnici, che in un quarto anno acquisiscono anche nozioni di coordinamento del personale, dell'attività e dei materiali, per questo è giusto che emergano i migliori o comunque chi ha dimostrato di meritare». —
A.B.V.
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