Geco, senza stipendio da 4 mesi

Edilizia sempre in crisi. Alla Pivato lavoratori verso la cassa integrazione
 Situazione sempre più critica per l'edilizia della Marca. E' in partenza la cassa integrazione i 126 dipendenti rimasti in forza alla Pivato le cui speranze di rioccupazione sono ridotte a zero, mentre alla G.e.Co. di Istrana, altra ditta di costruzioni, una trentina di dipendenti aspettano il pagamento degli ultimi quattro stipendi, Dodici mesi di cassa integrazione straordinaria a partire da ottobre e saldo immediato dei 3 mesi di salario arretrato. Questi i due punti principali presentati ieri dai sindacati a Luigino Polon, commissario nominato dal tribunale di Treviso che avrà il compito di vigilare sulla procedura di concordato della Pivato. La richiesta dell'ammortizzatore verrà formalizzata il 22 novembre davanti all'assessore al Lavoro Denis Farnea, al quale verrà chiesto inoltre l'anticipo della cassa per i 126 dipendenti rimasti in carico all'azienda di costruzioni di Onè di Fonte, intenta a risolvere il contenzioso con i debitori senza passare per una più pesante procedura di fallimento. Si tratta di un debito di circa 50 milioni di euro su un fatturato di 100 milioni, ritenuto insostenibile dalle banche che hanno chiesto il rientro forzoso degli affidamenti. «Per ora abbiamo capito che il problema occupazionale non si risolverà - spiega Loris Dottor di Fillea-Cgil - Le aziende che hanno mostrato interesse per i cantieri non saranno certo in grado di rioccupare gli oltre cento dipendenti Pivato.. Per noi la priorità restano per ora il pagamento degli arretrati e l'anticipo della cassa integrazione. Prima che venga erogata, infatti, ci vorranno quattro mesi. Un tempo lunghissimo che non ci possiamo permettere di aspettare. Le famiglie sono già in difficoltà e chiederanno un aiuto alla Provincia».  La situazione si fa sempre più critica anche alla G.e.Co., ditta di costruzioni intenta a racimolare i soldi per pagare gli arretrati. «Sono in tutto 300.000 euro - spiega Mauro Visentin di Fillea-Cgil -. Al momento sono rimasti una manciata di dipendenti, gli altri si sono licenziati volontariamente negli ultimi tre mesi per ottenere almeno la disoccupazione visto che, nonostante i segnali di crisi, non era stata avviata la cassa integrazione».La ditta era impegnata con diversi cantieri distribuiti tra Bonisiolo, San Donà e Bibione, «Forse l'esposizione è risultata eccessiva e l'impresa non è riuscita più a camminare con le proprie gambe - spiega Visentim -. Ieri doveva esserci un incontro i titolari che però è stato cancellato all'ultimo. E' comunque nostra intenzione chiedere la cassa integrazione per i lavoratori rimasti e l'immediato pagamento degli arretrati,, che vanno dalle quattro alle cinque mensilità, senza contare il tfr, la quattordicesima per alcuni impiegati e le ferie». Non sono mancati i richiami da parte dei sindacati nelle seconde settimane «ma purtroppo non abbiamo mai ricevuto risposta alle nostre richieste di chiarimenti. Non si esclude un richiesta di concordato».

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