Fusione del Consorzio Agrario di Treviso e Belluno. Lo scontro approda in Regione

TREVISO.
Approderà in consiglio regionale lo scontro sul progetto di fusione del consorzio agrario di Treviso e Belluno nel nuovo superpolo nazionale voluto da Coldiretti.
La questione sarà sollevata dall’ex assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan, oggi consigliere della lista Zaia, in terza commissione. «Chiederò un’audizione urgente sull’operazione», ha scritto Pan in un post in rete. Ma la sua linea è chiara: «Singolare e anacronistico che di questi tempi, in cui l’autonomia dei territori premia la buona gestione delle risorse, ci sia chi a Roma voglia espropriare i nostri consorzi agrari ben gestiti e in utile per tappare buchi di bilancio in altri territori ben noti».
Ma è la Regione a lanciare un forte messaggio di preoccupazione. E lo fa con il neo assessore Federico Caner, che non cela le perplessità della giunta Zaia a Consorzio e Coldiretti: «Ci siamo informati e attivati», spiega Caner, «Un progetto che accentra, di fronte a un gioiello del territorio efficiente e che funziona, non è un’operazione che ci pare appropriata, anzi siamo molto perplessi. Ma sono scelte strategiche di un’associazione che rispettiamo e su cui non possiamo incidere», spiega Caner, «Dipendenti e agricoltori, anche soci Coldiretti ci hanno chiesto a centinaia di intervenire: non lo possiamo fare, ma chiediamo che una scelta del genere avvenga nella massima trasparenza, coinvolgendo tutti i soci. E auspichiamo che il bene dei territori sia prioritario nelle scelte che verranno adottate».
Posizioni che arrivano – nette – nel giorno in cui l’NH di Mestre, la delegazione romana di Coldiretti illustrava il progetto ai cda di Coldiretti Treviso e al cda del consorzio trevigian-bellunese (con l’eccezione di Lodovico Giustiniani, presidente veneto di Confagricoltura, che siede in cda ma non in quota Coldiretti). Da quanto è trapelato, i vertici nazionali hanno sottolineato agli esponenti trevigiani e a quelli del consorzio i punti strategici dell’operazione: L’efficientamento delle spese per le economie di scala, l’abbattimento dei costi, la creazione di un maxi polo nazionale di ricerca e sviluppo, l’aumento della qualità dei servizi. Resterebbe il nodo del patrimonio immobiliare, tasto dolente, anzi piaga su cui i contestatori della fusione insistono (Treviso e Belluno, nella nuova super società, portano in dote 25 milioni).
La questione si appresta dunque ad occupare anche l’agenda della politica (in Friuli sono Pd e Patto per l’Autonomia ad aver chiesto lumi sull’operazione, o a criticarla). Il post di Pan, ieri, è stato salutato con favore dal fronte del «no», che «rileva comunque come nessun esponente dei territori trevigiano o bellunese si fosse esposto sulla questione». —
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