Fuori dal carcere per un cavillo: Zuluaga, lo stupratore di Treviso, è ricercato in tutta Europa

La Procura di Treviso ha emesso un mandato di cattura per lo stupratore di via Dandolo scarcerato per un cavillo legale. L’uomo è stato giudicato colpevole di due stupri e condannato a un totale di 13 anni e 6 mesi ma, grazie a una serie di cavilli procedurali riguardanti gli accordi europei, è rimasto in cella poco meno di 6 anni
Passerini Treviso Processo Zuluaga tribunale treviso
Passerini Treviso Processo Zuluaga tribunale treviso

Condannato per stupro, fuori dal carcere per un cavillo


TREVISO. La Procura di Treviso ha emesso un mandato di cattura europeo per Julio Cesar Aguirre Zuluaga, il colombiano noto come lo stupratore di via Dandolo. L’uomo è stato giudicato colpevole di due stupri e condannato a un totale di 13 anni e 6 mesi ma, grazie a una serie di cavilli procedurali riguardanti gli accordi europei, è rimasto in cella poco meno di 6 anni e lo scorso fine settembre, dopo essere stato scarcerato, ha fatto perdere le sue tracce.

Ma per comprendere la complicata vicenda giudiziaria bisogna però partire dall’ottobre 2011, quando il colombiano venne arrestato in Francia mentre cercava di arruolarsi nella Legione straniera otto giorni dopo lo stupro che aveva sconvolto Treviso. Ed è da sottolineare che negli anni successivi Zuluaga venne anche condannato ad altri 6 anni e 2 mesi e due mesi di reclusione per la violenza sessuale ai danni di un’amica della madre.

Passerini Treviso Processo Zuluaga tribunale treviso
Passerini Treviso Processo Zuluaga tribunale treviso


A fine 2011 la procura di Treviso infatti chiese e ottenne dalla Francia la sua estradizione ma, come previsto dagli accordi europei, solo per il singolo fatto: lo stupro di via Dandolo. Per questo, quando la seconda condanna è diventata definitiva, la procura trevigiana ha chiesto al ministero della Giustizia di attivarsi con le autorità francesi per ottenere un’estensione del mandato anche a quella sentenza. Sono seguite alcune udienze nelle quali la difesa di Zuluaga ha sempre opposto il difetto di contraddittorio: l’imputato non era presente e per questo non si è arrivati a nulla. Ma per rendere eseguibile la seconda condanna, serviva il sigillo della Francia.

A carico di Zuluaga c’era infatti un’altra condanna a 6 anni e 2 mesi per la violenza sessuale ai danni di un’amica della madre. Una sentenza che avrebbe dovuto tenere il colombiano in cella ancora qualche anno, ma che non era stata eseguibile per un cavillo che opponeva i magistrati italiani a quelli francesi.

E così grazie a questo tira e molla giudiziario Zuluaga dal 15 settembre è tornato un uomo libero per aver espiato la pena. Solo una delle due che gli erano state inflitte, quella di 7 anni e 4 mesi, al netto degli sconti per buona condotta (tre mesi ogni anno di detenzione), per lo stupro commesso ai danni della studentessa aggredita all’alba del 24 ottobre 2011 nei pressi del sottopassaggio della stazione di Treviso. E da quando è uscito dal carcere di Piacenza il colombiano è sparito. In Italia è clandestino, dato che gli è stato revocato il permesso di soggiorno, è da escludere che sia rimasto fermo in attesa di sapere come si chiudeva la vertenza. «Zuluaga ha saldato il suo conto con la giustizia, almeno per questo reato. Ma di questo caso io non voglio più parlare», ha ripetuto l’avvocato Aloma Piazza che ha rappresentato la ragazza vittima dello stupro.

Era l'ottobre del 2011 quando Treviso venne sconvolta dalla notizia di uno stupro alla stazione ferroviaria. Il responsabile, il colombiano Julio Cesar Aguiire Zuluaga, 30 anni, è stato poi condannato a 7 anni e 4 mesi, pena confermata in Cassazione nel 2013. Latitante dopo lo stupro, che aveva destato vastissima eco, era stato catturato in Francia pochi mesi dopo, dalla squadra Mobile di Treviso, e successivamente estradato in Italia.

Stordito da una notte di eccessi, aveva aggredito la giovane con un coltello. Non si è mai pentito del suo gesto. La ragazza vittima dello stupro alla stazione ferroviaria, all'esterno del sottopasso, in una mattina di fine ottobre 2011, stava andando a prendere il treno per raggiungere l'università a Venezia. Oggi la ragazza si è laureata, e sta continuando gli studi, ma soprattutto ha saputo rinascere da quell'incubo e da quel trauma, con un percorso di supporto psicologico avviato appunto insieme alla dottoressa Teresa Rando.


 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso