Fulmine blocca la linea ferroviaria

TREVISO. Un fulmine caduto sulla linea ferroviaria Venezia-Udine ha paralizzato il traffico ferroviario ieri sera verso le 18 . Fermi i treni regionali, ma anche quelli a più lunga percorrenza. Inevitabili i disagi per i tanti pendolari che a quell’ora avrebbero dovuto prendere il treno per rientrare a casa e che invece si sono visti costretti a lunghissime attese in banchina – nella speranza che la linea venisse riattivata – o alla ricerca di una alternativa per fare ritorno a casa.
Decine e decine di passeggeri sono rimasti a piedi a Mestre, dove arrivavano anche le coincidenze da Padova che scaricavano altri pendolari diretti a nordest, altrettanti a Treviso. E così nelle stazioni a seguire lungo la linea per Udine-Sacile. Ironia della sorte, a rendere tutto più difficile a quanti cercavano una alternativa di viaggio, anche i tabelloni della stazione di Treviso sono impazziti a seguito del temporale. Alle scritte “cancellato” che irrimediabilmente comparivano al fianco dei treni che avrebbero dovuto partire o arrivare in città, si alternavano lunghe strisce di caratteri incomprensibili...
Il guasto è avvenuto in zona friulana (dove si era abbattuto un forte temporale), e proprio lì fin dalle 18 sono intervenute le squadre degli addetti Rfi chiamati a ripristinare i collegamenti sulla linea. Nel frattempo, per evitare che i viaggiatori rimanessero bloccati lontano da casa, Trenitalia ha attivato una serie di bus sostitutivi fra Conegliano e Vittorio Veneto, e fra Treviso e Casarsa riuscendo così a soccorrere molti pendolari che altrimenti non avrebbero potuto fare altro che cercare una corriera o un taxi. Un’operazione di soccorso che non ha mancato di creare ulteriori e curiosi siparietti: «Dopo un'ora di sosta forzata e non senza tensioni.. arriva il bus sostitutivo» racconta un passeggero, «è fatta? No. L'autista non conosce la strada e chiede indicazioni ai passeggeri». Vabbè, l’importante per tutti era riuscire a tornare a casa. Il ritorno alla normalità solo in tarda serata quando ormai molti avevano abbandonato le stazioni.
Federico de Wolanski
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