Frozen e Avatar sono nati in H Farm

A Roncade la scuola che forma gli animatori di Hollywood Sono Made in Treviso anche Sherlock Holmes e Hungry birds

TREVISO. Nella campagna trevigiana esiste un posto dove la fantasia supera di gran lunga la realtà. Non è una semplice scuola. A voler essere più pragmatici si tratta di una società a responsabilità limitata che fattura un milione di euro all’anno, ma anche questo è riduttivo. Incuriosisce la definizione: “Institute of magic technologies” tradotto, istituto di tecnologie magiche. Harry Potter non c’entra nulla, questa è BigRock, la fabbrica italiana della computer grafica, dove si impara a fare animazione 3D.

Siamo a Roncade. Qui 10 anni fa, Marco Savini, 42enne, ex pilota d’aereo originario di Roma, ha intrapreso un’avventura fuori dall’ordinario. Nessuno si aspetta di entrare nella cascina gialla di BigRock, che fa parte dell’incubatore di aziende H Farm, e trovare un luogo in cui si disegna il futuro del cinema a colpi di pixel. Le pareti sono tutte tappezzate da locandine di film. Ogni volta che un alunno esce nei titoli di coda, viene appeso il manifesto con il suo nome. Ormai i muri sono finiti. Avatar, Frozen, 007, Sherlock Holmes, Toy Story, Cattivissimo Me, con i mitici minions. «Il novantanove per cento dei film in cui c’è computer grafica vede il contributo di un ragazzo che si è formato da noi. Siamo orgogliosi, i nostri bigrockers sono sparsi in tutto il mondo, lavorano nelle grandi case di produzione come Pixar, Disney e Paramount», spiega il fondatore. Il loro zampino c’è anche nel recente The Martian, dove nulla è come sembra. Matt Damon ha girato in molte scene con una calzamaglia addosso. Lo scafandro da astronauta è stato disegnato. È finzione come la navicella spaziale, il Pianeta Rosso e la controfigura virtuale dell’attore americano, che nelle scene più spericolate è stata concepita al pc da alcuni allievi. Per tutti la consacrazione arriva dopo sei mesi di master. Bisogna essere elastici, eclettici, un pizzico incoscienti ma molto determinati. Il corso inizia disegnando un cubo in 3D.Poi si plasma il modellino di un personaggio.

E l’animazione? «Prima si fanno lezioni di danza e recitazione perché conoscere l’espressività del proprio corpo è fondamentale per dare vita a creature della fantasia che siano credibili», dice Savini. In una stanza con le pareti di lavagna dei ragazzi realizzano un paesaggio di antiche rovine. Gli schizzi si traducono in un tempio sullo schermo. Non lontano si lavora alla tastiera per vedere come capelli e vestiti di un eroe cartoon possono interagire col vento. Ogni due settimane c’è un compito da consegnare e non mancano i fuori programma. «Il giorno prima della scadenza togliamo la corrente elettrica. Lo facciamo per vedere se i ragazzi sono maturi. Chi si trova all’ultimo a fare il compito è poco responsabile e deve migliorare», aggiunge. Ma questo è niente se paragonato all’esperienza del Bigtour. Un viaggio nel deserto della California. Per tre settimane gli studenti si muovono in jeep tra i canyon. «Quella davanti sceglie la strada, purché sterrata. Non si usano cartine, gli altri equipaggi devono seguire. Lo facciamo perché è fico ma soprattutto per vedere come sono i nostri allievi. Non devono essere solo disegnatori capaci ma anche brave persone. La squadra fa i film, non i singoli Maradona, bisogna saper lavorare in gruppo», dice Savini. Poi si vola a Londra per conoscere le case di produzione a cui mandare i curriculum dopo il graduation. La cerimonia è come la notte degli Oscar. Il 18 agosto, al multisala The Space Cinema di Silea c’è stata la proiezione di 88 tesi. Mille occhi puntati sullo schermo a guardare i cartoni prodotti dai corsisti. Ai titoli di coda partono gli applausi. Così nascono i sognatori che cambieranno il mondo.

 

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