Frode milionaria al Fisco, indagato Gavioli
Per la Procura era a capo di società costruite per vincere appalti di discariche e poi svuotate

L’imprenditore Stefano Gavioli, 64 anni di Mogliano
MOGLIANO. Dopo i guai veneziani e quelli provenienti da Napoli, per il 54enne imprenditore mestrino Stefano Gavioli, un tempo proprietario della «Sirma» di Marghera e residente a Mogliano, sono arrivati quelli calabresi. La Procura di Catanzaro lo ha iscritto nel registro degli indagati per sottrazione fraudolenta di beni e denaro al pagamento delle imposte, e gli sono stati posti sotto sequestro preventivo la bella villa a Cortina d'Ampezzo, che potrebbe valere 10 milioni di euro, la lussuosa barca vela e numerose automobili di grossa cilindrata. Con lui sono indagati l'assessore regionale all'ambiente della Calabria Francesco Pugliano, l'avvocato di Brindisi Giovanni Faggiano, collaboratore di Gavioli già arrestato a Napoli per corruzione nell'ambito dell'inchiesta sulla società veneziana di Gavioli «Enerambiente», il 50enne Loris Zerbin di Campolongo, braccio destro di Gavioli in Calabria con l'altra società, la «Enertech», il commissario delegato all'emergenza ambientale in Calabria Graziano Melandri e il funzionario dello stesso commissariato Domenico Richici.
Agli indagati sono stati sequestrati beni per un totale di 90 milioni di euro.«Un sistema come quello che abbiamo svelato non è molto diverso dalla intestazione fittizia di beni operata dai mafiosi». Così il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ieri ha reso l'idea della portata degli esiti di un'inchiesta che ha consentito alla Guardia di finanza di eseguire un provvedimento che assicura allo Stato il recupero di somme sottratte attraverso la commissione di illeciti fiscali di assoluta importanza. Gli inquirenti avrebbero delineato un sistema truffaldino che ha consentito di sottrarre allo Stato decine di milioni di euro.«Un'indagine - ha spiegato il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli - che è in pieno svolgimento, ma rispetto alla quale siamo stati costretti a un'accelerazione con i sequestri di oggi quando è stato chiaro che il principale indagato, l'imprenditore Stefano Gavioli stava alienando cespiti patrimoniali in tutta fretta per spostare i soldi all'estero, dove i tempi per le rogatorie internazionali avrebbero reso molto più difficile il recupero delle somme». All'imprenditore veneziano risultano riconducibili decine di società, attive nello stesso settore della gestione dei rifiuti, titolari di appalti in diverse regioni d'Italia.
Non a caso più filoni investigativi del medesimo tenore fanno capo a diverse Procure del Paese, mentre quello specifico riguardante la Calabria, e più precisamente la gestione della discarica di Alli, nel catanzarese.«Il sistema veniva attuato in maniera standard - hanno aggiunto gli investigatori - e funzionava in maniera semplice quanto efficace: una prima società "madre" si aggiudica appalti pubblici nella gestione di discariche e raccolta di rifiuti, gestisce il servizio per un certo tempo durante il quale accumula crediti e debiti, poi crea una società "figlia" cui trasferisce il solo attivo, lasciandogli il passivo, e gli passa il servizio oggetto dell'appalto. La società "madre", carica solo di debiti viene lasciata inutilmente alle legittime aspettative di creditori ed Erario che non possono più essere soddisfatte, e viene quindi posta in liquidazione volontaria o concordato preventivo fallimentare, per evitare accertamenti penali, ad esempio per le ipotesi di bancarotta».
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