Frode Iva da 80 milioni arrestato il re delle Jaguar

Misura cautelare nei confronti di Fabio Tiozzo, 51 anni, titolare della Trevimotor La società gestisce la concessionaria cittadina. Denunciati altri 2 imprenditori
Di Sabrina Tomè

Una frode fiscale transnazionale da 80 milioni di euro realizzata evadendo l’Iva sulle auto di lusso importate da Austria e Germania e rivendute poi in Italia. L’ha scoperta la Guardia di Finanza di Sondrio al termine di una maxi-inchiesta durata due anni che ha portato all’arresto di 11 persone e alla denuncia di altre 72. In manette, tra gli altri, è finito giovedì scorso il trevigiano Fabio Tiozzo di 51 anni, originario di Chioggi, ma residente in città nel quartiere di Sant’Antonino, titolare della Trevimotor srl, la società che gestisce la prestigiosa concessionaria Jaguar di Treviso. L’imprenditore è considerato dagli inquirenti una delle figure di spicco dell’intera organizzazione criminale. Un ruolo minore, invece, avrebbero avuto altri due trevigiani (6 i veneti coinvolti nell’inchiesta) che sono stati denunciati, ma non sottoposti a misure restrittive.

Il meccanismo della frode, portato alla luce dagli uomini delle Fiamme Gialle guidati dal capitano Alessandro Pirrazzo, si fondava sulle cartiere e sulle false fatture. Tre concessionarie, tra cui quella di Tiozzo, compravano auto prestigiose all’estero, ma facevano figurare l’acquisto come effettuato presso aziende italiane (le cartiere). In questo modo simulavano il pagamento dell’Iva del 20% (l’imposta scatta solo per le compravendite nel territorio nazionale) e ne chiedevano poi il rimborso allo Stato. Rimborso in realtà non spettante perché, appunto, le vetture venivano comprate già esenti da Iva, in Austria e in Germania. Di qui l’evasione fiscale milionaria che, comunque, non era l’unico vantaggio per le concessionarie coinvolte. La srl di Tiozzo, infatti, poteva offrire ai clienti prezzi competitivi, inquinando il mercato e danneggiando la concorrenza. A rendere possibile la frode c’erano le cartiere, 16 società con sede soprattutto in Lombardia, prive di reale attività e il cui unico scopo era l’emissione di fatture false. Prova ne è che le vetture acquistate passavano fisicamente dalle società estere alle concessionarie senza mai entrare nei magazzini delle cartiere. Queste aziende, ritengono gli investigatori, facevano da filtro anche nei rapporti fra le tre concessionarie e società che da esse acquistavano i veicoli. Alla guida di tali aziende ci sono i due trevigiani denunciati. La frode fondata sul meccanismo che in ambito investigativo viene definito «carosello Iva»,poteva contare dunque su una rete molto estesa; il giro di documenti fasulli ammonta a oltre 400 milioni di euro e il volume d’affari a 40 milioni. Ai vertici dell’organizzazione criminale (è stata contestata l’associazione a delinquere aggravata dal reato transnazionale) che ha ideato e gestito la maxi frode ci sarebbe stato, ritiene la Finanza, Fabio Tiozzo.

L’imprenditore, titolare della Trevimotor a Villorba che gestisce la concessionaria Jaguar di viale della Repubblica, insieme ad altri due arrestati (di Lodi e di Mantova,)avrebbe messo oltre alla testa anche i soldi: in pratica avrebbe finanziato l’intero meccanismo immettendo le auto sul mercato lecito. Il trevigiano apparteneva al «primo livello» del sodalizio; al secondo c’erano invece le cartiere che hanno sistematicamente omesso di adempiere a qualsiasi obbligo dichiarativo e di versamento. Il 90% delle jaguar acquistate dalla Trevimotor, ritengono gli investigatori di Sondrio, entrava in Italia con il sistema delle cartiere.Tra i soggetti coinvolti vi erano anche due società tecnicamente qualificabili come esterovestite, formalmente di diritto austriaco e polacco ma, di fatto, gestite da soggetti italiani appartenenti al sodalizio; queste aziende erano quelle che, in via principale, operavano direttamente con i fornitori tedeschi ed austriaci di autovetture.

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