Frode da 27 milioni di euro montebellunese nei guai

Andrea Tavernaro coinvolto nel business scoperto dalle Fiamme Gialle di Padova Secondo l’accusa era un prestanome: per lui obbligo di presentazione alla pg
Di Enzo Favero
FERRO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - FOTO OPERAZIONE GDF
FERRO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - FOTO OPERAZIONE GDF

MONTEBELLUNA. Anche un montebellunese coinvolto nel business che fruttava talmente tanti soldi da faticare a stiparli nelle cassette di sicurezza. Pacchi di banconote, con tagli da 500 euro, finivano addirittura nei bidoni della carta straccia. Un posto come un altro per nascondere quel tesoro per Bruno Antonello, 60 anni, di San Martino di Lupari, e Massimo Benetti, 56, di Arzignano nel Vicentino, finiti in carcere per frode fiscale. Si erano specializzati nella gestione di varie società in Italia e all’estero, affidate a soci e amministratori di comodo, il cui unico business era l’emissione di fatture false in favore di altre società compiacenti del settore del pellame. In manette sono finiti anche i tre sodali che gestivano le società estere, Monika Gasparikova, Antonio Castelluccio, originario di Bussolengo, e Manuel Donatelli, di Peschiera del Garda: tutti e tre sono stati arrestati in Slovacchia. Un sesto uomo, Adriano Schiratti, di Latisana (Udine) è ai domiciliari. Quest’ultimo era il “consulente fiscale” del gruppo. Per altre otto persone è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: fra questi ci sono Andrea Tavernaro di Montebelluna, i fratelli Michele e Silvano Biasin, titolari della ditta Bi Pell srl di Arzignano, Martina Sartori moglie dello stesso Benetti, la loro figlia Giulia e la figlia di Antonello, Nicoletta. Ci sono poi Gheorghe Zanfir (Romania), e Luigi Matane (Romania), tutti prestanome per le cartiere. Sequestrati beni per oltre un milione e 300 mila euro, tra contanti, conti correnti, conti depositi, immobili e auto. L’operazione messa a segno dalla guardia di finanza di Padova ha permesso di svelare un giro di fatture false per un importo di oltre 27 milioni di euro. L’indagine ha preso le mosse da una verifica fiscale a maggio del 2013. Le indagini collegano all’emissione di fatture false almeno sei società ciascuna delle quali ha operato per un anno soltanto dal 2009 al 2015, tutte riferibili ad Antonello e Benetti. Le società-cartiera del padovano e del vicentino emettono fatture false per la cessione di beni o prestazione di servizi che in realtà non esistono, nei confronti di società del settore del pellame. Le fatture, gravate dell’iva, vengono contabilizzate regolarmente da queste ultime che possono così dedurre costi inesistenti e compensare l’iva. Il pagamento viene eseguito regolarmente alle cartiere gravato dell’iva. A questo punto i soldi vengono rigirati ad altre cinque società estere. Quindi sono gli stessi Antonello e Benetti che si recano nei paesi dell’Est per ottenere la restituzione dei soldi.

Elena Livieri

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