Freya Stark, la sua Asolo le dedica una mostra

I taccuini inediti e le foto private della scrittrice ed esploratrice inglese che visse nella splendida cittadina della Marca trevigiana

ASOLO. Sarà una mostra, forse piccola, a raccontare una storia, certamente grande. L’altro viaggio di Freya Stark, quello nel sentimento, porterà Asolo indietro nel tempo, ventuno anni dopo la morte della sua illustre cittadina, risvegliando la memoria della sua straordinaria vita, delle sue lente passeggiate nel centro della città, del suo giardino dove fiorivano lussureggianti le rose e dove la Regina Madre prendeva il te, accolta sulla porta dalla padrona di casa - la più anticonvenzionale delle donne - con un perfetto inchino come si conviene a una Dame.

“Vaghe stelle dell’Orsa... Il viaggio sentimentale di Freya Stark” sarà al Museo di Asolo da 27 settembre al 23 novembre; in mostra, il viaggio che a dispetto di venti libri e di tanti racconti incrociati Freya non aveva ancora mai raccontato. È il cuore di Anna Modugno, che negli ultimi undici anni di una vita centenaria le fu segretaria, infermiera, assistente, dama di compagnia e nell’anima amata forse come una figlia, ad aprire il baule dei lasciti e i cassetti della memoria: ne escono inediti taccuini nei quali Freya si svela carnettista, e ritrae i luoghi inesplorati che attraversava a dorso di mulo o di cammello, ma anche le colline asolane alle quali tornava ogni volta avendole elette - lei figlia di un’italiana e di un inglese, del tutto inglese nel dna benché nata a Parigi - a unica casa possibile.

Accanto ai carnet, i suoi oggetti: i lini che ricamava, soprattutto in quei viaggi impensabili per una donna e figurarsi per una donna che viaggiava sola. Intenta all’ago e al filo, diceva, sarebbe apparsa più ingenua che avventurosa. Un telo di lino bianco, lungo quasi due metri, porta ricamati tutti i nomi delle crocerossine con le quali aveva condiviso le attività di soccorso durante la Prima Guerra Mondiale: sarà in esposizione.

E ancora, i suoi abiti: quelli preziosi, adatti all’alta società di una signora che frequentava la corte reale; quelli certamente più amati, i burqa antelitteram e i kaftani, con i quali attraversava i deserti del Medio Oriente, o la Valle degli Assassini.

Freya scrittrice, viaggiatrice, diplomatica dichiarata e forse spia per il suo Paese; Freya mutilata e sfregiata in volto per un incidente da ragazzina: la si vedrà, e tutto questo si sapeva. Ma gli occhi troveranno meraviglia nell’altro viaggio: la carnettista, la ricamatrice e la fotografa non solo di deserti e sultani ma anche di amici in visita nella villa, di tavolini allestiti in giardino per il te con quella teiera d’argento che ricorre quasi come un’icona. Fotografie che nessuno ha mai visto, che Anna Modugno ha ripreso da una scatola dove erano ancora sotto forma di rullini e che ora sono state digitalizzate diventando patrimonio comune in questa mostra, sostenuta con impegno dalle Freyadi, la costellazione di donne che hanno amato Freya e non hanno potuto dimenticarla.

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