Fracarro, 30 licenziati: mobilità dal 2012

Per gli esuberi cassa integrazione dal 21 novembre, poi da gennaio il taglio. Una crisi che torna dopo quella del 2009

di Dario Guerra

CASTELFRANCO

Dal 21 novembre trenta dipendenti in esubero della Fracarro Radioindustrie di Castelfranco saranno collocati in cassa integrazione - fino al 31 dicembre - e poi in mobilità. Una crisi che ritorna dopo quella del 2009, quando era stata dismessa la produzione in sede, e una cinquantina di dipendenti - per lo più operai - erano stati collocati anche allora, in cassa integrazione, e poi in mobilità. Solo una parte, due anni fa, furono riassorbiti presso le cooperative della Castellana. Ora il problema è diverso: dopo il primo trimestre dell’anno, ancora positivo, dalla seconda metà di marzo in avanti il mercato dell’azienda di antenne televisive e di tutta l’elettronica di distribuzione del segnale televisivo ha registrato un importante calo di fatturato (-25%). Una situazione che ha quindi reso necessaria una profonda riconsiderazione degli obiettivi e delle strategie aziendali, nonché dei costi del personale. E per questo grave stato di crisi aziendale, la richiesta in deroga della Cassa Integrazione in deroga fino a fine anno come prevede l’accordo firmato fra le parti il 7 novembre scorso. Presumibilmente ci potrebbe essere una proroga, ma è ancora in una fase di definizione. Oltre al taglio del personale nella sede “storica” dell’azienda, è prevista - fra le altre iniziative - una drastica riduzione dei costi mediante la chiusura delle filiali estere non redditizie in Spagna e Portogallo, una riorganizzazione e ottimizzazione della rete di vendita in Francia e la riduzione dell’organico della filiale, e in Fracarro Tunisie la riduzione del personale dovuto alla riduzione dell’attività produttiva di circa quaranta unità addette alla produzione dall’inizio dell’anno.

A Castelfranco Veneto anche in questi giorni verranno distribuite le ultime lettere “sorpresa” per la collocazione in cassa integrazione in deroga dal prossimo lunedì. Fra questi, pochi saranno gli operai. La maggior parte, invece, era collocata fra i quadri anche storici dell’organigramma aziendale: impiegati, tecnici e staff dirigenziali. Un sentore della crisi che stava avanzando era affiorato qualche mese fa, quando erano usciti dall’azienda i direttori commerciali, industriale e altre figure. E di questi trenta che se ne vanno, qualcuno lo scorso anno era stato insignito con il premio “fedeltà” dopo venticinque anni di lavoro. Oggi, dopo la medaglia, l’amara sorpresa.

Cala la cassa integrazione e cala anche il numero di nuove aziende che aprono una procedura di crisi, ma aumentano in modo sensibile (quasi il 30%) i licenziamenti collettivi. E’ il quadro di questo 2011 che emerge dall'ultimo report dell'agenzia Veneto lavoro della Regione. Da gennaio a tutto agosto si conferma «il trend di riduzione dei nuovi ingressi di aziende in stato di crisi, nonché delle ore autorizzate di cassa integrazione. A questi segnali positivi si contrappone la crescita dei licenziamenti collettivi - epilogo delle crisi aziendali già in essere - con i conseguenti flussi di iscrizione di lavoratori in lista di mobilità. Nei primi otto mesi del 2011 il maggior numero di inserimenti in mobilità è stato registrato a Vicenza per i licenziamenti collettivi e a Treviso per quelli individuali».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso