Fonte, il paese delle lucciole

L’ex assessore Dal Bello denuncia: «Appartamenti affittati ad almeno 50 prostitute. Servono controlli»
DeMarchi Onè Di Fonte il centro
DeMarchi Onè Di Fonte il centro

FONTE. Romantiche “Bocca di Rosa”, per cantarle con Fabrizio de Andrè, o più prosaicamente professioniste del mestiere più antico del mondo? Di fatto, stando ai numeri affidati a uno sfogo su Facebook e poi confermati di persona dall’ex assessore Remo Dal Bello, “colonizzatrici” della piccola Fonte. Almeno 50 le prostitute “attive” in un paese che sfiora i seimila abitanti, un po’ meno di una ogni cento abtanti. Un esercito dell’amore a pagamento che fa arrossire i benpensanti, ammiccare i più aperti, stupire gli uomini di Chiesa.

«Ho saputo che a Fonte sono stati affittati in varie zone appartamenti a oltre 50 prostitute», denuncia Dal Bello, «mi vien da dire che il nostro è un paese andato a p...». Uno sfogo che non è passato inosservato al popolo del web e non solo. Che le prostitute alloggino in diversi appartamenti del centro, ma anche dei borghi più isolati è, come dire, cosa nota, anche se i più tacciono e tirano dritto. Lo sa chi con affitti e case ha a che fare per lavoro. «In paese operano la mia agenzia immobiliare e un’altra», spiega l’immobiliarista Alfiero Lazzarini, «Io non ho clienti di questo tipo, ma si sa che alcuni appartamenti vengono affitati a trans e prostitute. Basta leggere le inserzioni a pagamento sui giornali...».

Don Roberto Trevisan, ex presidente della Fondazione Opre Monte Grappa che gestisce il centro di formazione Professionale, ora impegnato nella conclusione del suo dottorato in Teologia all’università di Bologna, cade dalle nuvole. «Conosco bene la zona di Fonte Alto dove ho operato», afferma, «Direi che si tratta di una terra sana, il fenomeno mi risulta estraneo a questa gente, martoriata più dalla crisi economica che anche qui batte dura. Nessuno mi ha mai sollevato il problema. Altrimenti dal pulpito non mi sarei sicuramente risparmiato». Su Onè non mette la mano sul fuoco. «È una realtà diversa, che non conosco», ammette, «Ma parlare di emergenza francamente....».

Dal Bello, però, che è stato anche presidente della Pro loco, non torna sui suoi passi. «La mia non è un’accusa all’attuale amministrazione e non punto il dito contro queste donne. Il vero problema è che, tolti i servizi principali, aggiunti i tagli alla polizia locale e il trasferimento della caserma dei carabinieri ad Asolo, il paese è rimasto sguarnito. E nessuno fa niente».

Le lucciole, in prevalenza sudamericane, vivono, stando a quanto si mormora in paese, in alcuni condomini tra il centro e la chiesa, altre in palazzi della prima periferia.

«Non do giudizi morali», insiste Dal Bello, «mi limito a porre sotto l’attenzione di chi ci governa un fenomeno che sta entrando prepotentemente nella vita di tutti noi, soprattutto per i vicini di queste signorine. Mi auguro che la nostra amministrazione comunale valuti bene il da farsi e chieda più controlli per il nostro territorio». A Fonte si registra un’alta concentrazione di stranieri, il 25 per cento dei residenti. Le suore che gestivano il convento se ne sono andate. Nella loro casa avrebbero dovuto arrivare profughi. Per ora gli arrivi sono altri, stando a Dal Bello.

 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso