Fondi e società straniere comprano le case di riposo

Case di riposo: l’ultima frontiera del business. Nei giorni in cui in Regione Veneto va in scena la discussione dell’ultimo collegato sulle Ipab che scatena le proteste di minoranze, sindaci e di gran parte delle stesse Ipab, le strutture private dell’assistenza agli anziani finiscono sempre più nel mirino di fondi di investimento, società straniere e altre italo straniere che si battono alla conquista del settore.
Fra chi si sta muovendo con maggior dinamismo due realtà di primissimo piano della Marca come Fin.Int., che fa capo al finanziere coneglianese Enrico Marchi, presidente di Save, e il fondo Numeria, riconducibile ai soci dello studio legale trevigiano BM&A, ovvero Barel, Malvestio e associati. Bruno Barel ha il 38,57% delle azioni, Massimo Malvestio detiene il 35,76% tramite la società maltese Finpartes Limited, il presidente Vincenzo Pellegrini ha il 15,52%.
Fin.Int ha appena concluso l’acquisto della Rsa di Mira di via Boldani (Venezia), assieme alla Servizi Socioculturali, cooperativa con sede a Marghera in via Ulloa, e sta trattando l’analoga struttura di Spinea, in partnership con la coop patavina Codess, uno dei colossi del settore, non solo in Veneto. E da tempo la società coneglianese ha mostrato come sia interessata ad acquisire strutture già avviate e consolidate nel territorio.
Numeria, tramite il fondo «dedicato» Salute 2, è invece più orientata ad investire su nuove costruzioni di strutture per anziani. Dopo quella di Jesolo, in via Martin Luther King, è in corsa per la realizzazione della nuova casa di riposo a San Donà di Piave, che sarà in convenzione con l’Ipab per la gestione, sempre tramite partner privati specializzati nel settore.
È un fenomeno che è destinato a cambiare in prospettiva gli scenari dell’assistenza. come dimostra l’ampiezza degli investimenti. Basti dire che il fondo «Salute 2» ha investito e non poco anche in Piemonte (fra le altre la struttura di Nichelino) e Lombardia, in primis quella di Busto Arsizio.
«Stiamo puntando sullo sviluppo del settore, in particolare alla costruzione di nuove strutture in grado di rispondere ai bisogni crescenti», conferma l’amministratore delegato di Numeria, Pierluigi Rocco.
Su scala trevigiana e regionale le acquisizioni degli ultimi tempi -ultimi i movimenti intorno alla villa Tomasi di Spresiano – arrivano in uno scenario già movimentato, per il crescente interesse dei grandi gruppi stranieri. Come il transalpino Orpea, colosso da 30 mila posti letto in Europa (che gestisce la casa di riposo «Casamia» a Dosson di Casier, o l’italo tedesca Korian, che ha in dote oltre 50 mila posti letto. E per dare un ’idea della proporzioni, l’intera dotazione della nostra regione, in questo momento, fra Ipab, strutture private e no profit (fondazione, onlus, ordini religiosi, altre organizzazioni di solidarietà) allinea poco più di 31 mila posti letto.
E adesso si parla anche di altri possibili concorrenti. c’è chi parla anche di società e fondi belgi, lussemburghesi e olandesi, che con altri partner italiani sono pronti a scendere in campo, o meglio in corsia delle case di riposo.
Sulla scacchiera del welfare agli anziani, e delle residenze, si stanno insomma ridefinendo interlocutori e stakeholder. Proprio mentre il settore della pubblica assistenza vive invece un altro delicatissimo frangente politico e amministrativo.
«Per il settore privato commerciale dell’assistenza agli anziani è una tendenza irreversibile», dicono in coro gli addetti ai lavori e gli esperti, «da un lato c’è l’esigenza dei fondi e delle finanziarie di investire, sul piano immobiliare, in strutture vantaggiose e redditizie anche per il periodo medio alto dei contratti, dall’altro c’è l’interesse dei partner specializzati nella gestione delle strutture stesse, che mettono la loro esperienza». Fra management, risorse finanziarie, redditività e know how scattano le partnership.
E certo la tendenza all’invecchiamento della società, per dinamiche demografiche ormai consolidare, vedrà sempre più necessaria la garanzia di livelli di assistenza nel territorio».
Andrea Passerini
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