«Fondazione scandalo, De Poli si dimetta»

Bolzonello (Città Mia) accusa: incredibile, Ca’ Spineda decide su teatri e atenei, la politica tace
Ferrazza Treviso Conferenza fine anno Dino De Poli Fonazione Cassamarca agenzia fotografica foto film
Ferrazza Treviso Conferenza fine anno Dino De Poli Fonazione Cassamarca agenzia fotografica foto film

«È incredibile che in questa città si parli di ridimensionare università e teatri, un patrimonio collettivo, a non nel consiglio comunale o provinciale, ma nei corridoi di Fondazione Cassamarca. E’ ancora più incredibile che tutta la politica non dica nulla, dal municipio a S.Artemio e a palazzo dei Trecento. E sono zitte sia la maggioranza che l’opposizione». Alfio Bolzonetlo, consigliere uscente di Città Mia (e nemmeno non si ricandida), è furente: «De Poli dovrebbe dimettersi domani, anzi dovrebbe già esser dimesso, per la politica finanziaria di Fondazione: ci sarà un responsabile, o no, del deficit?», continua, «gravissimo che contro questa dissennata politica gli amministratori di Treviso continuino ad assicurare una totale delega in bianco, in totale acquiescenza al “sior paron”, con il cappello in mano». Parole durissime quelle di Bolzonello, che negli ultimi tempi si è scagliato contro gli emolumenti di De Poli & Co: «Mi chiedo se chi ha gestito così male un patrimonio non dovrebbe restituire alla collettività quanto percepito... Treviso non ha coraggio, assiste impotente a scelte esterne sulla vita culturale e collettiva della città. Almeno Fondazione, se vuol essere fedele al suo fine statutario, apra al territorio le strutture chiuse: l’ auditorium Appiani, Ca’ Zenobio, il teatro delle Voci. Che almeno le milionate spese vengano fruite». Intanto, dietro le quinte di Fondazione, si prepara il contropiano di chi vuole salvare atenei e le stagione dei teatri, che sarebbero una mazzata per gli studenti e per gli appassionati di teatro e di musica non solo del capoluogo, ma dell’intera provincia. Questo contro piano è disposto ad accettare un’ulteriore razionalizzazione delle spese ma non il ridimensionamento. E punta tutto sul piano di dimissioni immobiliari: palazzo dell’Umanesimo Latino, ex Questura, palazzo di piazza Sant’Andrea ex sede di Unindustria, e l ’ex Ance di via Tolpada. Ci sarebbero spiragli per affittare il teatro delle Voci, chiuso da anni a San Liberale, forse inquilini nuovi alla cittadella Appiani. In ogni caso, questo partito vuole distinguere bene- e forse lo dirà, il 24 aprile in consiglio, tra i debiti esterni e quelli interni con Unicredit legati all’operazione Appiani. «Nel giorni di 2-3 anni, se entrano risorse, si possono coprire le esposizioni esterne, non ridimensionare atenei e teatri, e concentrarsi poi sul grosso del debito, in attesa che anche la finanzi torni più tranquilla», dice un veterano di Fondazione.

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