Folla in chiesa per l'addio al grande Gigi Polentes

Sull'altare gli amici calciatori. Un mazzo di fiori dalla Lazio con cui vinse lo scudetto nel 1974
Folla in chiesa per l’addio al mitico Gigi Polentes
Folla in chiesa per l’addio al mitico Gigi Polentes
 
VITTORIO VENETO.
Ieri mattina a San Giacomo, in una chiesa gremita, i funerali di Luigi Polentes, campione di una stagione del calcio italiano morto a 67 anni. Con lui la Lazio vinse lo scudetto nel '74. Dalla Lazio ieri in chiesa un mazzo di fiori.
 Ieri a San Giacomo il dolore per la scomparsa del campione era palpabile, anche nella voce degli amici di sempre, come Bruno Dall'Anese, insieme a cui Gigi Polentes faceva parte del gruppo affiatato che fondò il sodalizio di ex calciatori vittoriesi «Vecchie Stelle». «Organizzeremo senz'altro degli eventi in memoria di Gigi», assicura Dall'Anese, mentre dal Vecchie Stelle hanno annunciato che verrà organizzato un torneo in memoria del "difensore roccioso", come ama ricordarlo chi lo conosce. Ieri in chiesa c'erano tutti i vecchi compagni di gioco vittoriesi, tra cui Luca Moz, ex-difensore vittoriese di livello, classe 1962, con cui Gigi Polentes aveva spesso giocato e che agli occhi del mondo sportivo aveva raccolto l'eredità di Polentes. La Lazio ha mandato un mazzo di fiori per l'ex- campione, la squadra era già a Milano, avrebbe di lì a poco disputato la partita con l'Inter. «Gigi era una persona estremamente altruista. Era un campione, di quelli veri, ma non ci teneva a mostrare agli altri di essere tale. Sempre modesto, qui a San Giacomo era costantemente in prima fila per organizzare le manifestazioni e gli eventi cui avrebbe partecipato la comunità. Aveva moltissimi aneddoti da raccontare sulla sua carriera sportiva, lo faceva con semplicità, scherzando con gli altri».Sull'altyare ieri gli amici del calcio vittoriese, tutti in divisa. Gigi Polentes ha lasciato la moglie Stanilla, le figlie Paola e Daniela con i generi, i sei nipoti. Sarà senz'altro ricordato da tutti come una pietra miliare della storia sportiva della città.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso