Finanzieri indagati, 7 mesi di contrordini

Sette mesi di ordinanze che si contraddicono l’un l’altra. Giudici di tribunale, di tribunale del Riesame, Corte di Cassazione e di nuovo tribunale che si smentiscono a vicenda da Treviso, a Venezia e a Roma con l’unico risultato che in un’inchiesta per corruzione, che vede indagati un imprenditore e due militari della Guardia di Finanza, si ha ormai difficoltà a capire torti e ragioni. A meno di una settimana dalla decisione della Cassazione di respingere il ricorso presentato dal capitano Stefano Arrighi e dal luogotenente Stefano Freni, il tribunale di Treviso ha revocato ieri, con il parere favorevole del sostituto procuratore Giulio Caprarola, la misura degli arresti domiciliari perché sono venute meno le esigenze cautelari. Sette giorni fa la stessa sorte era toccata anche ad Ongetta per decisione del giudice Angelo Mascolo. Ora, a sette mesi di distanza dai primi provvedimenti, i tre indagati sono tutti in libertà.
Una vicenda che mostra anche tutti i limiti di un sistema giudiziario che, ad un certo punto, aveva permesso il paradosso che fossero revocati gli arresti domiciliari all’imprenditore accusato di corruzione, mentre allo stesso tempo i due finanzieri accusati di essere stati corrotti avrebbero dovuto tornare ai domiciliari. Ma per comprendere cosa è accaduto e le diverse decisioni dei magistrati si deve partire dall’inizio.
Era stato un fulmine a squarciare il caldo cielo di luglio. Il 7 luglio scorso, su ordinanza del giudice Silvio Maras, sono arrestati i due militari. L’accusa? La più pesante che si possa contestare a un militare della guardia di Finanza: corruzione. I due sono da tutti ritenuti integerrimi e attaccati alla divisa. Con loro finisce ai domiciliari anche l’imprenditore Andrea Ongetta. Il capitano Arrighi e il luogotenente Freni sono accusati di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, mentre l'imprenditore Ongetta li avrebbe corrotti regalando loro due orologi del valore di oltre 10 mila euro per ammorbidire il risultato di una verifica fiscale.
Da quel giorno è un susseguirsi di colpi di scena all’ombra del tribunale di Treviso con fascicoli aperti anche dal Consiglio superiore della magistratura. Il primo colpo di scena arriva una settimana dopo gli arresti. Per il gip Angelo Mascolo (in sostituzione a Silvio Maras che aveva invece firmato l'ordinanza di arresto)i due orologi consegnati ai due finanzieri non costituiscono un indizio di colpevolezza tale da giustificare gli arresti domiciliari per il reato di corruzione. Il gip non si limita però a valutare e ad esprimersi circa le esigenze cautelari con le quali il suo collega aveva motivato gli arresti domiciliari, ma entra nel merito delle accuse ritenendo che manchino «i gravi indizi di colpevolezza». «A distanza di pochi giorni un giudice dello stesso tribunale l’ha pensata in maniera completamente diversa dal suo collega», aveva commentato il procuratore Michele Dalla Costa, «non si è limitato a rimettere in libertà gli indagati ma ha dichiarato che non ci sono elementi di reato». Il pm titolare del fascicolo Giulio Caprarola ha quindi presentato ricorso al Tribunale del Riesame che, il 15 settembre scorso, accoglie il ricorso disponendo nuovamente gli arresti domiciliari per i tre indagati.
Gli avvocati Maurizio Paniz, per Arrighi, e l’avvocato Gian Maria Nicastro per Freni presentano quindi ricorso in Cassazione, mentre l’avvocato Francesco Murgia, legale dell’imprenditore Ongetta, si rivolge nuovamente al tribunale di Treviso che la settimana scorsa accoglie la richiesta di revoca degli arresti domiciliari.
Il penultimo capitolo di questa vicenda lo scrive la Cassazione che respinge il ricorso presentato dai due finanzieri e dispone che tornino nuovamente ai domiciliari. Trascorrono pochi giorni ed arriva l’ultimo colpo di scena. Il tribunale di Treviso, con il parere favorevole del sostituto procuratore che coordina le indagini, revoca la misura degli arresti domiciliari per i due finanzieri. A pesare sulla decisione soprattutto il tempo trascorso dall’inizio dell’inchiesta.
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