Feva, creatività e charme «low cost»

Nicola Dinato, lo chef con la valigia, ha trovato un nuovo sicuro approdo. E questa volta lavora in casa propria. Il giovane e dinamo cuoco di Camposampiero ,«naturalizzato» trevigiano, dal 22 dicembre ha aperto il suo Feva Ristorante nel centro di Castelfranco, ambientato nella bella barchessa di Villa Renata (un antico monastero), poco distante dalle mura medioevali mura . Il nome s’ispira ad una storia di famiglia: Feva era il cognome della donna che andò sposa, alla metà del 1800, ad un avo di Nicola. Costui si trasferì nell’abitazione dei suoceri e ne assunse anche il cognome, tramandando questo menda (sopracognome tipico veneto) alle future generazioni. Così resta ancorato all’albero genealogico uno chef che ha girovagato un bel po’ prima di radicarsi: da Fiore a Venezia; poi Londra, Montecarlo, New York, la Spagna, le grandi scuole di Alain Ducasse e Ferran Adrià. Quindi il ritorno in Italia, passando da Ca’ Busatti di Zero Branco alla Candola di Farra di Soligo, dove si è fatto conoscere per la creatività di una cucina originale ma ancorata al territorio. E, oggi, eccolo chef patron a Castelfranco, con accanto la moglie Elodie Dubuisson, francese di Périgueux, esperta di vini e già chef de rang in Costa Azzurra (con passaggio da David Buley a Manhattan come front waiter), che al Feva «comanda» la sala, affiancata da Luca Valentini e Cesare Schievano, mentre Andrea Zanin è secondo cuoco. Una squadra agguerrita, che promette di portare aria nuova nella ristorazione castellana. Nei tre menu (alla carta e due degustazione, una ventina di proposte) la tradizione fa capolino nei nomi dei piatti (vedi oca arrosta con sedano), ma poi si presenta completamente rinnovata nelle lavorazioni, cotture, materie prime , mise en place. Cogliendo anche influenze dalle cucine del mondo, come le linguine di Benedetto Cavalieri che sposano i latticini di seppia (Adriatico) con il coriandolo fresco (Mediterraneo e Medio Oriente). Il classico Tiramisù diventa Tiramizucca, dessert a strati in bicchiere con zabaione e crema di zucca. Altro caposaldo: piatti di qualità accessibili a tutte le tasche (sull’esempio di Davide Oldani al D’O). Si cucina dietro a grandi vetrate, che permettono ai commensali di ammirare (anche dal giardino) quanto avviene ai fornelli. Per le materie prime, Nicola punta sul pieno controllo della filiera e con un gruppo di amici esperti alleverà animali da cortile, caprette, oche, maiali, nonchè produrrà ortaggi con l’agricoltura sinergica. La cantina per ora contempla una sessantina di etichette, dei migliori territori vinicoli italiani. Ma il progetto è di proporre al Feva anche vini francesi di nicchia, scoperti da Nicola ed Elodie nei loro viaggi d’Oltralpe e che nulla hanno da invidiare allo champagne.
Cristiana Sparvoli
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