Festa dei omeni tra prosecchi e Napoleone
A Possagno la celebrazione più antica della zona compie cinquant’anni, tra goliardia e solidarietà

Ferrazza Possagno festa dei omeni
POSSAGNO. «Se una donna si sedesse a queste tavole ci troveremmo costretti a invitarla cortesemente ad andarsene». Parola di Eros Socal, un fedelissimo della “Festa dei omeni” tenutasi ieri a Possagno in località la Croce. Ma non c’è nessun pericolo: da cinquant’anni nessuna donna mette piede alla primissima festa veneta, la più antica, la più tradizionale festa “dei omeni” di Possagno. Fondata dal mentore di tutti i presenti, Domenico Fantuzzo, il “padre” di tutti gli uomini di Possagno, il sempre felice che mezzo secolo fa, fuori dalla pasticceria Aurora di Possagno, aveva iniziato a dare uova fritte e pancetta ai lavoratori mattutini, ovviamente rigorosamente uomini. Ieri a Possagno c’era il figlio Stefano in prima linea, con lui ad animare di gioia e goliardia la festa dei “omeni”, anche Paolo Zatta, il nuovo direttore dei lavori, Eros Socal ed Ennio Cunial, il braccio forte e sempiterno della festa a Possagno. «Siamo stati i primi - ammonisce Eros - i primi in assoluto; questa è una festa rigorosamente nata nella notte dei tempi, unica in Italia, nata per unire in allegria e per devolvere i proventi all’asilo di Possagno». E così da ogni parte del Veneto ci si ritrova nel paesello del maestro Canova per celebrare... l’uomo. Ma forse è solo un’altra occasione estiva per radunarsi e mangiare il tradizionale piatto maschile: due uova all’occhio di bue e pancetta. Come qualsiasi altra festa goliardica e tradizionale c’è sempre una storia, un aneddoto antico tra un sorso di vino bianco e l’altro; e anche la festa dei “omeni”, da celebrarsi il 2 agosto, ha la sua. Era l’uomo più basso e potente d’Europa, Napoleone Bonaparte in persona, ad aver aiutato la splendida compagnia di Possagno a perpetuare, per ben 50 anni questa particolare tradizione. Paolo Zatta ci spiega che «grande dispiacere del potente condottiero era vedere le sue truppe dotate di pantaloncini troppo attillati, che mettevano eccessivamente in risalto gli attributi maschili; e così veniva impartito l’ordine di moschetto in spalla e “les deux à gauche” che in italiano significa: “le due a destra”, con ovvio riferimento alle parti intime del soldato, costretto nei troppo attillati pantaloni. «Un piccolo consiglio che il comandante impartiva ai suoi perché vi fosse un visibile decoro tra i ranghi della truppa - spiega Paolo - tanto è bastato agli italiani per fraintendere la pronuncia di “les deux à gauche” in “due agosto” e associare agli strani gesti della truppa francese tutta la mascolinità del caso. A Possagno ieri, non c’era nessuna truppa francese, solo allegria, voglia di stare assieme e per tutti coloro che soffrivano l’afa, anche una cisterna d’acqua gelata con spruzzino per rinfrescarsi dalla testa ai piedi.
Elia Cavarzan
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