Ferite fatali, l’autopsia rivela «Fava non ha avuto scampo»

VITTORIO VENETO. Renato Fava è morto per i colpi alla testa, su questo non c’è dubbio. Sono gli ulteriori dettagli che emergono dall’autopsia condotta dal dottor Alberto Furlanetto sul corpo del 62enne di Vittorio Veneto e che gettano ulteriori ombre sulla prima ricostruzione dei fatti. Dall’esame è emerso infatti chiaramente che sì Fava è morto per un’emorragia, ma che questa non è dovuta a fattori naturali. Insomma non è legata a condizioni di salute precarie. L’emorragia è stata causata dai colpi alla testa.
L’esame autoptico non potrà spingersi oltre, anche considerato il tempo trascorso tra il decesso e le analisi, e quindi non è in grado di dimostrare con esattezza a cosa siano dovuti i colpi. Possono essere legati a una caduta oppure essere il risultato di un pestaggio. Fava però riportava ecchimosi alla nuca, alla tempia sinistra e sulla fronte, oltre a una frattura delle ossa nasali. Difficile che tutto questo sia il risultato di una semplice caduta. Insomma, o le ferite sono alle ossa nasali o sono alla nuca. Le ferite e le lesioni in diverse parti del capo potrebbero essere il risultato di un fatto accidentale solamente se Fava fosse caduto in una scarpata o da una scala. Ma a quanto pare il 62enne non ha mai parlato di nulla di simile.
Fava il 19 settembre ha lasciato l’ex Bar Auto di via Dante alle 20. 45, come confermato dalla titolare Laura Casagrande, per poi dirigersi a piedi al bar trattoria Porta Fortuna di via Carso a Sant’Andrea. Qui i titolari della trattoria, gestita da cinesi, hanno riferito che Fava ha bevuto e mangiato qualcosa e nessuno pare abbia notato ferite sul suo volto. Da lì è uscito con un amico che lo avrebbe invitato a cena a casa, ma Fava avrebbe declinato l’invito. Mentre usciva dal locale, il 62enne sarebbe caduto, ma si sarebbe alzato subito da solo. Il giorno dopo il ricovero in ospedale a Costa e quindi il trasferimento a Conegliano e la morte.
Un caso che sembrava chiuso, e invece è stato riaperto dopo le affermazioni dei familiari che hanno descritto le ecchimosi notate in varie parti della testa. I carabinieri stanno indagando e hanno sentito anche la ragazza che lo avrebbe trovato ferito la sera del 19 e portato a casa, dove Renato sarebbe svenuto prima di essere portato all’ospedale. Ma resta un vuoto nella serata del 62enne: è veramente caduto da solo oppure qualcuno lo ha aggredito e pestato? «Alcune circostanze sono venute fuori dopo il funerale», hanno riferito i familiari, «noi pensavamo fosse stato male, e invece potrebbe essere tutta un’altra storia. Vogliamo la verità». La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio; ma per ricostruire gli ultimi tasselli della vita di Fava servirà un testimone, o una confessione. —
Federico Cipolla
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