Falsi contratti di lavoro per ottenere il permesso di soggiorno dalla polizia
In nove davanti al giudice per una vicenda di contratti di lavoro fittizi presentati all’ufficio Immigrazione in questura a Treviso con il solo scopo di ottenere il permesso di soggiorno. Una vicenda che risale all’ottobre del 2016 ma solo ieri è approdata davanti al giudice delle udienze preliminari Angelo Mascolo. Alla sbarra un italiano Mario Icaro, 61 anni, originario di Lecce, il presunto datore di lavoro, e nove stranieri, tutti dell’Africa centrale. L’udienza preliminare è però slittata a luglio per una questione di difetto di notifica.
Nove come detto gli imputati finiti davanti al gup Mascolo. Oltre a Icaro ci sono Gaston Likeulifak, 42 anni del Camerun, Samuel Boakye Frimpong, 43 anni del Ghana, John Otobohu, 29 anni, nigeriano, Dje Adrien Trah Bi, 37 anni della Costa d’Avorio, Tina Obazuaye, 37 anni della Nigeria, Sidiki Bamba, 43 anni della Costa d’Avorio, Madou Toungara, 38 anni della Costa d’Avorio, e Oumarou Zabre, 31 anni del Burkina Faso.
In altre parole, nei loro confronti il pubblico ministero Barbara Sabattini contesta la violazione del decreto legislativo che riguarda il rilascio da parte della questura del permesso di soggiorno. Tutti gli stranieri sono accusati, in concorso con Icaro, quest’ultimo quale fittizio datore di lavoro, di aver contraffatto il contratto di lavoro in qualità di operaio edile, il modello UniLav, la busta paga e la dichiarazione dei redditi del 2015, allegandoli ai documenti richiesti in questura, per ottenere in modo fraudolento il permesso di soggiorno.
Sono stati gli stessi agenti dell’Ufficio Immigrazione della questura ad accorgersi che qualcosa non andava e a innescare l’inchiesta della procura della Repubblica di Treviso. Il sostituto procuratore Sabatini, titolare del caso, ha coordinato le indagini che hanno permesso di far emergere che i contratti presentati in questura erano completamente falsi con il solo scopo di ottenere l’agognato permesso di soggiorno. Ma i legali degli imputati sono convinti di dimostrare il contrario. —
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