Fallita l’Imbalcarton Salvati 8 lavoratori ma 15 restano a casa

S. Vendemiano, 50 anni di storia cancellati dalla crisi Chiude l’azienda di imballaggi, ma nasce la Cartabox
Di Andrea De Polo

SAN VENDEMIANO. Cinquant’anni di storia, spazzati via dalla crisi: è l’Imbalcarton di San Vendemiano l’ultima vittima “illustre” della bufera che si abbattuta sulle industrie della Marca. Lo scorso 19 dicembre il Tribunale di Treviso ne ha decretato il fallimento, giudicando inammissibile la proposta di concordato presentata dall’azienda. Erano 24 i lavoratori al momento dell’apertura della procedura: otto di questi sono stati salvati dalla Cartabox Imballaggi di Meduna di Livenza, che ha acquisito l’affitto del ramo d’azienda, uno ha beneficiato del prepensionamento, gli altri 15 sono rimasti senza lavoro.

L’azienda di San Vendemiano, che aveva il proprio stabilimento in via Italia, produceva imballaggi in cartone su misura per grandi aziende, tra le quali la Luxottica: la fine del rapporto commerciale tra le due, a inizio 2012, ha rappresentato l’inizio della crisi di Imbalcarton. I ricavi si erano già ridotti negli ultimi anni dai 4,4 milioni di euro del 2008 ai 3,9 del 2010, anno in cui l’azienda ha iniziato a chiudere in rosso i suoi bilanci annuali. L’azienda non ha resistito alla prima vera “spallata” della crisi dal 1953, l’anno in cui i fratelli Adelio, Egidio e Oscar Freschi fondarono la prima cartotecnica del Coneglianese, con sede proprio nella Città del Cima. Negli ultimi anni anche la guida della società si era un po’ diversificata, e al momento del fallimento contava otto soci. «Ora i dipendenti rimasti saranno in cassa integrazione straordinaria fino a luglio» spiega Franco Marcuzzo, Fistel Cisl.

La procedura di cigs era già stata aperta nei mesi scorsi: «Di fatto, l’azienda ha lavorato a pieno regime fino a dicembre 2013. Poi ha cercato delle soluzioni per superare la crisi, ma non sono andate a buon fine. Ora mancano da recuperare il Tfr, e pochi arretrati». Da circa un anno, quindi, i lavoratori avevano capito che il loro futuro lavorativo era ormai compromesso, ma avevano dato fiducia al piano di rilancio che i titolari stavano studiando, concentrandosi soprattutto su nuovi prodotti.

Fiducia che non è arrivata da parte del giudice: la Imbalcarton non si sarebbe risollevata nemmeno con il concordato, e il suo capannone, nel 2015, resterà desolatamente vuoto. I creditori hanno tempo fino al 21 marzo per l’ammissione allo stato passivo. Il 21 aprile alle 12, in Tribunale a Treviso, il giudice delegato procederà con l’esame dello stesso.

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