Fallita la Skand di Saviane all’asta pure le assi da stiro

MONTEBELLUNA. È fallita la Skand Italiana, e ora finiscono all’asta persino le assi da stiro e le caldaie dei ferri rimaste in magazzino. È questo il triste epilogo per l’azienda di Montebelluna, da mesi in crisi di mercato e finanziaria. Il tribunale di Treviso ne ha decretato il fallimento e ora “Aste 33” curerà la vendita di uno stock di quasi 34 mila pezzi giacenti. C’è di tutto, dalle caldaie dei ferri da stiro alle assi, come detto, ma anche scatole, computer, tavoli da lavoro, pennelli, registratori di cassa.
L’azienda montebellunese è molto nota per i suoi elettrodomestici dedicati principalmente allo stiro. Ha conquistato il mercato con il suo logo del piccolo vikingo, poi la globalizzazione e l’invasione di prodotti a basso costo ha iniziato a erodere quote di mercato, sempre più consistenti. Alla fine l’azienda - società a responsabilità limitata, con un unico socio - ha dovuto alzare bandiera bianca: martedì prossimo in tribunale a Treviso si terrà l’esame dello stato passivo. Il curatore fallimentare è Giulia Abrami, giudice delegato Petra Uliana.
L’azienda è molto conosciuta anche per il suo vulcanico fondatore e titolare, Terzo Saviane, artigiano con il pallino delle invenzioni e dei brevetti. Un imprenditore capace di trasformare le idee in prodotti e di far crescere la propria creatura - sede produttiva lungo la Feltrina, amministrativa in via Risorgimento - con passione e dedizione negli anni, prima della crisi pesantissima che ha travolto la sua azienda ma non solo.
I numeri di sistema, in provincia di Treviso, sono eloquenti. Se nei primi nove mesi del 2016 le aperture di crisi aziendali sono nettamente in calo (-42%, 71 contro le 123 nello stesso periodo dell’anno precedente) con circa 1.500 lavoratori coinvolti, nello stesso arco temporale salgono i fallimenti (da 152 a 195) e soprattutto non accennano a diminuire le aperture di procedure scioglimento/liquidazione (un migliaio nei primi nove mesi dell’anno), soprattutto nei servizi all’impresa (in primis, attività immobiliari), nel commercio all'ingrosso e dettaglio, nei pubblici esercizi. Con altri seimila posti di lavoro bruciati in un anno da una parte, e produzione industriale e fatturati in crescita del 3% (ben al di sopra della media nazionale) dall’altra, di recente l’Osservatorio economico e sociale della Camera di commercio di Treviso ha fatto il punto della situazione, illustrando una «stagnazione globale che sarà secolare», con qui «un segno “più” talmente debole che si fa fatica a percepirlo come ripresa».
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