Fallita la Scanferlato: aveva 125 anni

QUINTO. Centoventicinque anni di storia disintegrati dalla crisi dei tempi d’oggi: il tribunale di Treviso ha dichiarato il fallimento delle “Carrozzerie Industriali Scanferlato” di Quinto, azienda...

QUINTO. Centoventicinque anni di storia disintegrati dalla crisi dei tempi d’oggi: il tribunale di Treviso ha dichiarato il fallimento delle “Carrozzerie Industriali Scanferlato” di Quinto, azienda di allestimento di mezzi pesanti fondata nel 1888, quando Luigi Scanferlato curava la tappezzeria delle carrozze e i finimenti per i cavalli. L’istanza fallimentare è stata presentata dai lavoratori che hanno dato mandato alla Fiom-Cgil di procedere dopo che, spiega il sindacalista Enrico Botter, «sono stati innumerevoli ma vani i tentativi di mediazione con l’azienda che ha negato però un possibile piano di rientro dei crediti vantati». L’udienza è stata celebrata il 31 marzo, nelle scorse ore la pubblicazione della sentenza. Davide Cappellari è stato nominato curatore fallimentare, giudice delegato è Elena Rossi. L’udienza per la verifica dello stato passivo è fissata per il 15 luglio. Ventuno i lavoratori che ora attendono di conoscere il proprio futuro. Il 7 ottobre 2013, per i dipendenti era stata firmata la cassa integrazione straordinaria con durata di dodici mesi. Ma con la dichiarazione del fallimento, la “cassa” si interrompe. La Fiom-Cgil si è già mobilitata. «I lavoratori sono alle dipendenze del curatore fallimentare che fa le veci del titolare. Ho già inviato la messa a disposizione dei lavoratori al curatore», spiega Enrico Botter, «Ora si apre uno spazio di vuoto: il curatore può licenziare oppure trovare una mediazione. Difficile pensare a una cassa integrazione straordinaria per mobilità. Speriamo nella messa in mobilità nel più breve tempo possibile». Una situazione di grossa difficoltà, quella vissuta nei mesi scorsi dai 21 dipendenti della Scanferlato, con stipendi non pagati o pagati in ritardo e mancati versamenti da parte dall’azienda delle quote del fondo di previdenza complementare ai lavoratori che ne avevano fatto richiesta. «Per più di un anno abbiamo chiesto di elaborare un piano di rientro, eravamo disponibili a discutere», chiarisce Botter, «L’azienda ha sempre promesso prospettive vane, alla fine i lavoratori si sono stancati. È fallita un’azienda storica? Certo, ma cento anni di storia non bastano ai lavoratori in difficoltà per avere credito al supermercato». (ru.b.)

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