Eredità da 1 milione: «Testamento falso»

Ospite di una casa di riposo lascia un’eredità milionaria alla parrocchia e alle associazioni di volontariato. Un patrimonio considerevole che però due lontane cugine della defunta reclamano come proprio tanto da avviare una durissima battaglia legale per ottenerne l’assegnazione. E ora è arrivato il colpo di scena: la perizia calligrafica disposta dal giudice ha stabilito infatti che il testamento è falso.
Si tinge così di giallo il caso della super eredità da 1 milione di euro. Una cifra elevatissima (comprendente un appartamento in via Bertolini, titoli obbligazionari e fondi comuni di investimento) che la trevigiana Lina Dal Mas, vedova Dalla Libera, morta nel 2009 all’età di 89 anni senza eredi e ospite della casa di riposo Menegazzi, lascia ad una serie di enti e di associazioni benefiche. Per la precisione la signora destina il 15% dei suoi averi alla parrocchia di San Bartolomeo di Treviso, il 20% alla Caritas Antoniana di Padova, il 10% alla lega tumori, il 10% all’Advar, il 10% a Medici senza frontiere, il 10% alle suore di Madre Teresa di Calcutta (da impiegare per i poveri in Italia), il 15% a chi l’ha aiutata a fare la spesa e a pagare le tasse «senza farmelo pesare»; la pensionata si era riservata di decidere sulla destinazione della restante percentuale.Queste le ultime volontà della vedova, stando almeno al contenuto del testamento aperto dopo la sua morte. Testamento impugnato però da due cugine siciliane della deceduta che ne hanno contestato la validità. L’eredità disputata è finita così davanti al giudice civile del tribunale di Treviso che, all’inizio dell’anno, ha incaricato il consulente tecnico Maurizia Vecchi dell’Università Ca’ Foscari di eseguire una perizia calligrafica sul documento. L’accertamento, molto complesso e accurato è andato avanti per quasi un anno. Ora sono arrivati i risultati, a dir poco sorprendenti: per il consulente, il testamento è stato ritoccato. O, per l’esattezza, lo è stata la firma che secondo il calligrafo non sarebbe stata tracciata da Lina Dal Mas; il ctu ipotizza che la sottoscrizione sia stata ricalcata. Stando al ctu, dunque, emerge l’apocrifia della firma «che è un falso per ricalco», ma anche la correzione della data scritta da una mano diversa rispetto a quella di chi ha redatto le ultime volontà.Qualcuno, insomma, ha toccato o ritoccato il testamento della ricca vedova. Ma chi? Quando? E soprattutto perché? La donna ha lasciato quasi tutti i suoi averi ad associazioni benefiche che neppure conoscevano l’anziana. Il giallo potrà probabilmente essere risolto solo con l’avvio di un’indagine da parte della Procura che ricostruisca i passaggi del testamento. Di noti, al momento, ce ne sono solo due: la vedova lo avrebbe consegnato al commercialista che le teneva la contabilità e lui l’ha affidato all’avvocato trevigiano che ne ha dato lettura al momento del decesso della donna. Qualcun altro ha avuto occasione di metterci mano, anzi firma?In attesa che la magistratura faccia luce sull’accaduto e sulle relative responsabilità, le cugine siciliane vogliono il pronunciamento del giudice Laura Ceccon sul fatto che il testamento è apocrifo; sentenza che permetterebbe loro di entrare in possesso dell’eredità custodita dalla Cassa di Risparmio del Veneto. L’udienza è prevista per il prossimo gennaio. Intanto la parrocchia di San Bartolomeo, l’Advar e la lega antitumori - rappresentati dall’avvocato Enrico Villanova - hanno già fatto un passo indietro dichiarandosi pronti a rilasciare la loro quota ai legittimi eredi.
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