Elisa Montagner trovata viva a Padova

«Sono fuggita dopo un litigio, non avevo coraggio di tornare a casa». Ieri il ritrovamento
Elisa Montagner nell’auto con suocero e compagno
Elisa Montagner nell’auto con suocero e compagno
 
VIDOR.
Elisa Montagner è stata trovata sana e salva ieri alle 16 nella stazione ferroviaria di Padova. A intercettarla la Polizia ferroviaria della Città del Santo grazie a un controllo. La mamma, 23 anni, di Vidor, che era scomparsa lunedì 7 febbraio, ha raccontato di aver trascorso una settimana all'addiaccio tra i barboni della città del Santo. Per sopravvivere ha chiesto la carità. E' deperita per gli stenti patiti, ma tutto sommato gode di buona salute. La sua fuga era nata da un gesto inconsulto. Aveva anche pensato di farla finita. Dopo una doccia a Padova, Elisa ieri pomeriggio è stata prelevata dai carabinieri di Vittorio Veneto e trasferita nel comando della Compagnia di via Boni dove è arrivata verso le 19.30. Ad accompagnare i militari, il compagno Andrea Donadel, 26 anni, e il padre di lui Galliano. In serata la giovane mamma è tornata dalla sua bambina Eva, di due anni. Sollievo anche dei genitori che vivono a Segusino. «Ringraziamo Dio che è andato tutto bene», ha commentato ieri sera in caserma il suocero. «Un plauso ai carabinieri di Valdobbiadene e di Vittorio Veneto, alla Questura di Treviso e a tutti i volontari che hanno partecipato alle ricerche in questi giorni. La cosa più importante è che l'hanno trovata viva».  Prima di tornare nell'abitazione di via Carlot, a Bosco di Vidor, Elisa ha avuto un lungo colloquio con il comandante dei carabinieri. «Il giorno della fuga - rivela il capitano Giancarlo Carraro - era molto turbata per un litigio in casa. La sua decisione di andarsene è stata inconsulta. E non aveva nascosto propositi insani». Tutto è cominciato alle 12 del 7 febbraio. Elisa esce di casa senza neppure prendere soldi, borsa e telefonino. Incontra un vicino. «Mia figlia sta poco bene - gli confida - per favore mi dia un passaggio a Valdobbiadene». Viene scaricata come richiesto all'ex ospedale Guicciardini. Si guarda attorno, non sa cosa fare. A piedi arriva fino al ponte di Vidor, nel punto dove il cane molecolare era riuscito a fiutarne le tracce. E' indecisa, non sa se tornare indietro o andare via. Arriva l'autobus per Treviso e lei sale. Nella città capoluogo Elisa passerà la notte tra lunedì e martedì. Il suo «letto» è una panchina della stazione. Verso le 7.30 di martedì 8 sale a bordo del primo autobus per Padova. Una città che lei non conosce affatto. Lì comincia la sua odissea tra barboni ed extracomunitari. Dorme all'addiaccio in stazione. Si difende dai rigori del freddo coprendosi con dei cartoni. Per tirare avanti comincia a chiedere l'elemosina. Con i pochi spiccioli che raccoglie riesce qualche volta ad andare dalla Caritas. Con 60 centesimi lì si fa una doccia e mangia qualcosa. Tra altri disperati come lei riesce a mimetizzarsi, eludendo i controlli.  Trascorrono i giorni e la nostalgia per la famiglia si fa sempre più intensaa. Quella vita da clochard le diventa invece sempre più pensante e insopportabile. Elisa si trova davanti a un bivio. Vorrebbe telefonare a casa, ma non ha il coraggio di dare risposte. E così sabato sceglie quello la via più facile. Un sms d'amore per il compagno Andrea. Messi sulle tracce dal messaggio, gli investigatori stringono sempre di più il cerchio attorno a lei. Ieri Elisa legge i giornali e capisce di aver sbagliato. Ma non riesce ancora a fare il passo decisivo. Ci pensa il destino a tenderle una mano. Finisce in un controllo della polfer. La fine della sua avventura e il ritorno a casa. «Aveva paura di affrontare i suoi cari - racconta Carraro - ora vuole migliorare la sua situazione interiore. E per il futuro tornare a una vita normale».  

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