È morto Silvio Brunello, l’uomo dello scandalo petroli

E' stato protagonista di uno dei maggiori scandali della Repubblica, il cosiddetto “scandalo dei petroli”, che scosse l'Italia tra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta ed ebbe come epicentro proprio Treviso. Fu una mega truffa all'Erario quantificata in 2 mila miliardi di lire per il mancato pagamento delle accise sul 20 per cento del carburante consumato nella nazione, che coinvolse imprenditori, uomini della finanza, la politica e partì proprio da lui Silvio Brunello, ex imprenditore, assieme al fratello Bruno, nel ramo dei carburanti, morto nelle scorse ore, nell’ombra, ormai anziano.
Brunello salì agli onori della cronaca per un'inchiesta per evasione fiscale per l'acquisto di una barca. Era la fine dei Settanta: era la punta di un iceberg giudiziario di cui si occuparono 18 magistrature per una maxi inchiesta che alla fine passò a Torino, dove vennero indagate 184 persone.
I fratelli Brunello erano titolari fino al 1978, anno in cui prese avvio l'inchiesta condotta dai magistrati trevigiani Felice Napolitano e Domenico Labozzetta, del deposito di carburanti "Lubrificanti Brunello", lungo la Feltrina a Castagnole, là dove oggi c'è il Consorzio agrario. Un'attività di dimensioni modeste, che serviva da copertura per un'attività ben più redditizia, ovvero lo smercio a decine di colleghi in tutta Italia di false bolle di accompagnamento "Hter 16", il documento che attestava il pagamento, in realtà inesistente, delle imposte sui prodotti petroliferi. L'obiettivo della truffa era quello di evadere la differenza di imposta tra la benzina e il distillato petrolifero o evadere l'intera imposta sulla benzina. Il primo ad accorgersi del meccanismo di contrabbando coperto da uomini corrotti della Guardia di Finanza e dell'Utif, l'Ufficio tecnico delle imposte di fabbricazione, era stato il brigadiere Bruno Celotto, recentemente scomparso. Silvio Brunello (chiamato al tempo il piccolo Caltagirone di Treviso) era detentore di un patrimonio miliardario tra ville di lusso e barche. Le varie condanne accumulate, il fallimento della ditta, i beni che finirono all'asta lo trasformarono. Nel 1980 si presentò in tribunale a Treviso con barba lunga, scherzò con i giornalisti: «Io ho già pagato, non ho più nulla e sono disoccupato. Cerco un lavoro: chi me lo dà?». Si ritirò dalla vita pubblica, attorno a lui solo i familiari. Se ne è andato in silenzio.
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