È morto l’impresario Brandolin

Aveva 77 anni, l’azienda di famiglia era stata fondata ai primi dell’800. «Ha costruito mezza città»

Ha fatto mezza Treviso, e nel suo caso in tutti i sensi. Fino all’ultima opera, il restauro di palazzo dei Trecento,

E’ scomparso ieri l’impresario edile Francesco Brandolin. Aveva 77 anni, ultimo discendente maschio, la quinta generazione di un’impresa fra le più vecchie della città e dell’intera provincia, fondata dall’avo Piero ai primi dell’800 e dal figlio Francesco nel 1836, sede storica in viale IV novembre, ai confini tra Treviso e Silea. È stato uno degli imprenditori che ha firmato la ricostruzione di una città squarciata dalle bombe e ferita nell’anima. Ed è stato certamente uno degli artefici del successivo boom edilizio, negli anni’60 e ’70. La Brandolin costruì in quegli anni i nuovi reparti del Ca’ Foncello, compreso il penultimo Pronto Soccorso (con Astanteria, Cardiologia e centro trasfusionale) e nel cuore del centro il complesso di via Roma 20, e ancora quello con il mulino incorporato fra Pescheria e San Leonardo. E ancora l’ex Pime e l’istituto delle Canossiane in viale Europa. Moltissimi i cantieri per altre chiese ed edifici religiosi: era il costruttore più apprezzato dalla Curia. È stato lui, nei lavori di scavo vicino al Duomo, a far affiorare il mosaico romano oggi maritato dai turisti. E negli anni ’70 la sua impresa, uno dei colossi dell’epoca, aveva oltre 200 dipendenti.

Le sue maestranze segnarono lo sviluppo di porto Santa Margherita, nuova spiaggia dei trevigiani. A lui restano legati i lavori di costruzione dei reparti del Ca’ Foncello così come del Pime a San Trovaso. E nel cuor della città da via Roma al complesso fra San Leonardo e Pescheria, quello con il mulinetto, restano le tracce indelebili della sua abilità di costruttore.

La mancanza di eredi maschi che continuassero la straordinaria e lunghissima saga di famiglia (dopo Piero e Francesco seguirono Federico, Ferdinando, e quindi Francesco) lo indusse prima a stringere una joint venture con la Dottor: da fratelli separati prima poi la fusione, per 7-8 anni, infine il solo marchio Dottor. Nell’apprendere la notizia, Piero Dottor si commuove: «Un uomo che ha fatto la storia, che aveva una bellezza d’animo con poche eguali», è il suo ricordo, «per me è stato un mentore. Un imprenditore che alla indubbie, grandissime capacità professionali univa una competenza umana straordinaria: mi ha sempre impressionato che i suoi dipendenti avessero un solo timbro, sul libretto di lavoro. Erano entrati da lui da apprendisti, e nessuno l’aveva lasciato»

Dell’Ance trevigiana è stato per decenni consigliere del direttivo provinciale, nonchè, dal 1991 al 2002, presidente della cassa edile provinciale.

Sul piano umano, era una persona e esuberante, di grandi vitalità e dinamismo. E tutti sottolineano la grande generosità. Amava il mare e il golf, la barca, i viaggi, i cani, ma solo dopo ave rilasciato l’impresa. E poi i motori: le sue Guzzi, che ha guidato fino a pochi anni or sono, e un’auto d’epoca. Contro il male inesorabile ha lottato con fermissima tenacia, in linea con il suo carattere. Si è arreso solo l’altra sera, dopo aver sorpreso per la sue resistenza i medici e il personale che lo assistevano. Vastissimo, in poche ore, il cordoglio in città, non solo delle associazioni di categoria e dei colleghi.

Brandolin lascia l’adorata moglie Marisa, le figlie Chiara e Fernanda, il genero Mauro e le quattro adorate nipoti Cristina, Anna, Caterina e Eleonora.

l funerali di Brandolin si svolgeranno nella chiesa di Santa Maria Maggiore, la sua chiesa dell’anima, forse venerdì pomeriggio.

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