Due donne al giorno nei Pronto Soccorso di Treviso vittime di aggressione

Pochi mesi fa una 45enne al Ca’ Foncello con ferite in testa. Era stato il marito: l’aveva legata con la cinghia e picchiata
PESCI AG.FOTOFILM TREVISO OSPEDALE CA' FONCELLO
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TREVISO. «Traumi, contusioni, fratture, stress psicologico» si legge nei loro referti. Ogni giorno due donne finiscono al pronto soccorso con i segni della violenza subita spesso da mariti, conviventi, fidanzati. Nel 2018 gli ospedali della Marca hanno accolto 600 vittime di aggressione, 9 hanno subito uno stupro, quasi tutte da parte di familiari.

Numeri shock. «Il fenomeno attraversa tutte le classi sociali e le fasce economiche della popolazione. I luoghi comuni ci portano a pensare alla “poveretta” picchiata dal marito alcolizzato o alla persona straniera che vive in contesti patriarcali e soggiace a precetti culturali, ma non è così» sottolinea Matteo Pistorello, primario del Pronto soccorso di Treviso. Tra le tante donne che hanno chiesto aiuto al suo reparto ce n'è una che ha segnato un punto di svolta, stimolando l'Usl2 a fare di più per contrastare la violenza di genere, attivando i canali necessari per mettere al sicuro le vittime.

La storia. «Pochi mesi fa arrivò da noi una signora con un trauma cranico importante» ricorda il dottor Pistorello. Ferite incompatibili con una caduta dalle scale, segni troppo profondi per credere a un incidente in casa. Il muro dei non detti tra la paziente e i medici del Ca' Foncello pareva insormontabile, poi, a poco a poco, la vicinanza di tutto il personale sanitario ha permesso alla 45enne di fidarsi e raccontare come erano andate davvero le cose.

La storia che segue è davvero dura da digerire. «La signora era stata brutalmente picchiata dal marito, quella violenza poteva persino ucciderla» conferma il primario del pronto soccorso. L'uomo l'aveva legata al collo con la cinghia dei pantaloni, l'aveva buttata a terra e picchiata ripetutamente. Pugni, calci e insulti. «Una tale entità di violenza, siamo rimasti senza parole...».

Durante il ricovero l'uomo non si è smentito, faceva la posta all'ingresso del reparto, mentre i figli della coppia facevano la spola per chiedere alla madre di perdonare il padre. A seguito di questa vicenda, segnalata dal primario al direttore generale Francesco Benazzi, l'Usl si è mossa insieme alla Procura e agli altri partner per garantire il collocamento dei casi più gravi nelle case rifugio entro le 24 ore. Tra le novità: la creazione di una stanza dedicata ai “codici rosa” per le vittime di violenza, che sarà inaugurata al Ps tra pochi mesi grazie a una donazione del Rotaract di Treviso.

 

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